Iside compare come Aset/Iset alla
fine della V dinastia d’Egitto, tra il 2500 e il 2350 a. C. Nell’Età del Toro il
rito centrale è quello di intronizzazione e divinizzazione del re (Osiride)
tramite ierogamia con la Dea: le prove di questo itinerario iniziatico sono
alla base di quasi tutto l’esoterismo e persino la mistica e la devozione delle
ere successive. Osiride è il toro nero Apis, la dea lunare è Hathor : le corna
taurine sono la falce lunare. Le funzioni di Hathor saranno trasferite via via
a Iside.
L’Età dell’Ariete è
caratterizzata dalla ricerca guerriera (gli Argonauti) del Vello d’Oro (in
greco mêlon, come “pomo, mela”).
Nello scorcio dell’epoca i mysteria
diventano potenzialmente accessibili a un largo numero di sudditi dell’ecumene
alessandrina.
Intanto è forse in Persia, dove
si foggia un’esperienza paradigmatica della regalità (lo shah è colui su cui discende, e da cui irradia sulla terra, la Xvarnah o Gloria), che emerge il simbolo
del crescente sormontato o affiancato dalla stella.
Il crescente e la stella sono
Iside e Horus (o Sirio, ka di Iside,
sua essenza sottile assunta in cielo). Come la falce lunare è il trono della
stella, così Iside è il Trono di Horus (il trono è il geroglifico principale di
Iside. Ritorna nell’islam il tema del Trono vuoto di Allah come sua
manifestazione suprema). La Dea dell’Età del Toro ha molteplici teofanie, che
quella di Iside nel corso dell’Età dell’Ariete cerca di unificare in sé. È
l’archetipo dell’impero, la Malkuth o
Shekhinah dell’ebraismo (ovvero la
Gloria e Presenza di Dio, che vuol dire anche Regalità). Come l’impero Iside è madre e prostituta, guaritrice e incantatrice.
Raduna le disiecta membra di Osiride
e gli uomini dispersi nelle terre abitate: vince con la magia della pace sul
Seth delle guerre intestine. È il principio dell’assemblea concorde, della
catena magica: uno dei suoi nomi nell’ebraismo è Keneseth, Ecclesia,
ovvero comunità, comunione. A sua voltà è l’assemblea a costituire nel suo
insieme vivente la Presenza divina: questa verità esoterica, divulgata con
impazienza e dunque strappata dalla sua radice, genera infine l’idea
democratica, illuminata, di sovranità popolare e poi di umanità come unica dea.
Il crescente di luna è la albedo: in alchimia è l’estrazione del
corpo sottile e luminoso dal corpo grossolano e tenebroso. È l’illuminazione che sorge come la falce e
poi il disco lunare dalla notte oscura: è l’irradiazione gloriosa che inizia
alla regalità, al dominio. Le acque inferiori vengono fissate, appare l’argento
della consapevolezza libera da spazio e tempo. Si diventa re e imperatori.
Nel simbolo la luna della
sovranità viene seguita immediatamente dalla stella del mattino, che è Venere
(identificata con Iside), ma anche Lucifero, dunque Horus. Venere è portatrice
della viriditas, termine ermetico che
indica la fioritura di vita vegetativa, plastica e immaginativa. È l’Aurora
Consurgens, l’Equinozio di Primavera eterno, l’incipit vita nova
dell’incontro con la Dama. Anche il verde della bandiera del califfo allude
allo stesso tema. Nell’arcano XVII la Stella secondo Court de Gébelin è Sirio:
con la levata eliaca di Sirio iniziava l’anno sacro egizio, il Nilo fecondava
la terra: Iside nuda attinge e versa sulle rive fiorite l’acqua-Osiride.
Nella Roma cristiana, teocratica,
il simbolo verrà reinterpretato: la Donna che tiene la luna, le acque, sotto i
piedi ed è ammantata di stelle, è il dominio spirituale sul divenire, sul mutamento, sul serpente, sulla falce
saturnia del tempo sublunare. Nella battaglia di Lepanto apparve una
specularità simbolica impressionante: sulla flotta cristiana campeggiava
l’immagine della Vergine dell’Apocalisse con i piedi sulla luna, sulla flotta
ottomana il crescente e la stella.
Età dei Pesci: secondo il mito,
Tifone (Seth) minaccia gli dei; il primo a salvarsi trasformandosi in pesce e
gettandosi nelle acque è Pan. Plutarco racconta che un timoniere egiziano udì
la voce “il grande Pan è morto” nei pressi di Paxos: morte qui vuol dire
migrazione in altra forma, nascondimento, sepoltura. Anche Venere e Eros, i
Pesci della costellazione e insieme Iside e Horus secondo il sincretismo
ellenistico, si gettano nelle acque. Dopo la “morte” di Pan, ovvero
dell’esperienza della totalità (come
sintesi nell’uomo di animalità e divinità), Iside si vela nell’umidità e
dualità del nuovo tempo. Si tratta di una dualità pescina: la Dea si nasconde
svelandosi in Maria (la Regina Coeli
cinta di stelle che calca il crescente sotto i piedi) e si rivela nascondendosi
nella maga/strega delle campagne e delle corti. Arriva l’era degli dei in esilio di Heine. Teodora,
l’imperatrice della Bisanzio cristiana, riunisce in sé la Prostituta e la
Signora degli Animali nei suoi famosi spettacoli circensi.
Il Crescente e la Stella passò
dai persiani a Bisanzio. I turchi lo ripresero, prima forse direttamente dalle
loro tradizioni matriarcali o dai persiani, poi definitivamente alla conquista
di Constantinopoli. Secondo una scuola razionalistica – sedotta però dal
richiamo della Mezzaluna – Allah in origine era una divinità lunare, maschile o
androgina. La luna è maschile nelle lingue semitiche come in tedesco. Anche a
Roma c’era il dio Lunus. I turchi reinterpretano il simbolo in chiave islamica:
il crescente è l’hilal, la luna che
segna l’inizio del mese maggiore dell’anno sacro lunare, il Ramadan; la stella
del mattino è l’annuncio profetico, Colui che viene di notte, al-Ṭāriq, titolo
della sura LXXXVI. Secondo Ruggero Bacone l’islam è lex Veneris per la sua licenziosità: pensava al suo aldilà corposo
ed erotico, ma noi, dopo aver letto Corbin, pensiamo soprattutto all’idea di
immaginazione creatrice, teofanica, al mundus
imaginalis dove gli spiriti sono corporei e i corpi spiriturali.
[Segni e contrario: stupore all’udire che l’ISIS islamista sta cercando di
conquistare la Mezzaluna Fertile, l’hilal.
Inoltre la nun di nazara, cristiani, sulle case: è il
crescente lunare].
Translatio
imperii. Le tre
Rome: nella prima Iside presenza contrastata, poi, a partire da Caligola e
Nerone, incontrastabile; nella seconda, Costantinopoli, la myrionoma diventa Maria, che del pantheon femminile pagano assorbe
in sé solo le figure e gli attributi suscettibili di casta venerazione; nella
terza, Mosca (rimasta marginale per duecento anni), dopo la Rivoluzione di
Ottobre appaiono la falce lunare di Saturno agricoltore, la stella che annuncia
il Sole dell’Avvenire, in più il martello della forgia di Vulcano (tempo dell’Arbeiter).
L’impero emerge dalle acque,
dalla notte della guerra civile, è imbiancamento del cuore che fa verdeggiare
la terra: tutto fiorisce, si sviluppa, le potenze esultano nella primavera
dell’espressione liberata. La pace imperiale (proprio come la pienezza o pace
nell’ebraismo, shalom) non è mera
assenza di conflitti, dona la felicitas
terrena, riconduce al paradiso terrestre (la Matelda di Dante che passeggia
tra i fiori dell’Eden): è la sublimazione della terra, ottenuta facendo volare
le aquile, uccelli di Giove e dell’impero, e le colombe, uccelli di Venere, che
portano a Enea il ramo d’oro per la sua discesa agli inferi, dove gli sarà
profetizzato il futuro di Roma. Nel Triomphe
Hermétique di Limojon de
Saint-Didier, capolavoro dell’ermetismo del XVII secolo, è scritto: Sydera Veneris et corniculatae Dianae tibi
propitia sunto: la stella del mattino e il crescente. Spirito e corpo si
congiungono in unità.
Già Apuleio, autore della tarda
latinità, nel suo Asino d’oro distingue
tra una magia oscura, vinculatio
erotica e nera che rende simili a bestie, ad asini, e la casta pienezza della bhakti a Iside che libera dalla prima.
L’amore di Apuleio per la Dea, passando per la devozione mariana, arriva sino
all’affetto fraterno e filiale di Pinocchio per la Fata Turchina (cioè celeste,
ma anche legata alla Turchia, all’Anatolia).
Le Tre Marie nel cristianesimo
sono i tre volti della dea lunare. Nel quadro di Andrea Mantegna Maddalena, la
prostituta redenta, esibisce il tiet
o nodo isiaco, bagnato dal mestruo della dea. Tema ermetico: la materia prima è
prostituta, poi madre. Nelle Toledot
Yeshuʻ (libello ebraico medievale contro Gesù) le calunnie a Maria
integrano la sua immagine di Iside spiritualizzata: viene accusata di essere
maga e prostituta. Anche la leggenda pia parla della sua oblazione al Tempio,
come le qedeshot o ierodule, le
prostitute sacre che facevano inorridire i profeti d’Israele.
L’esigenza di purificare la magia
isiaca dalla sua vischiosa umidità lunare ritorna anche nell’esoterismo
moderno: nel Flauto magico,
capolavoro massonico di Mozart, la Regina della Notte Astrifiammante è un’Iside
che irretisce Tamino come il serpente fa con lo scoiattolo (e la critica alla
Chiesa Romana e all’Impero Cattolico rendono ancora più potente l’ambiguità);
quella a cui il coro dei sacerdoti rivolge la sua preghiera è assorbita dalla
maschilità solare, osiridea (un Osiride “illuminato”), di Sarastro, ovvero
Zoroastro, il profeta persiano del Dio di Luce.
E nell’Aquario? Forse vi sarà una
polarizzazione ancora maggiore che nell’Era dei Pesci? L’acqua viva che
sommergeva i Pesci viene ora versata in un vaso, simile alla cista isiaca. Il segno è dominato da
Saturno e Urano: vediamo per ora profilarsi una magia tecnica onnipervasiva,
costruttrice di comunità impalpabili (i network) e tessitrice di incantesimi
tenebrosi o liberanti (i virus, i bug, le dipendenze); gli schermi dei computer
e degli iPhone sono specchi magici (anche se si fanno passare per finestre), le password sono letteralmente parole di passo, la rete
(web) rimanda alla vinculatio. Ma
l’esaltazione di Nettuno nell’Aquario dopo il suo domicilio notturno nei Pesci
e la presenza di un Saturno uranizzato fanno pensare alla possibilità di
custodire il Graal, la coppa del segreto, in un vaso individuale e collettivo
meno attaccato all’io, meno agglutinato (con il correlativo aumento di
patologie psichiche “dissociative”, e anche di un double bind di massa, almeno nelle prime fasi storiche o nel
transito cuspidale). Abbiamo visto precoci e confusi segnali di questo mattino dei maghi nella polarizzazione
tra la gnosi marshmallow della New
Age e le seduzioni ‘della mano sinistra’ di personaggi idolatrati ed esecrati
come Aleister Crowley.
Conta delle tre civette,
frammento di saggezza popolare isiaca. I tre volti della dea lunare, la
civetta, il comò come specchiera e dunque lo specchio magico, il dottore malato
è forse Geb, la terra.