Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



martedì 3 agosto 2010

Ultimi pensieri di uno dei terroristi musulmani che si sono scagliati con un aereo di linea su Manhattan



Kullu sha’in hālikun illā wajhahu
(Tutte le cose periscono tranne il Suo Volto.)
SURA DEL RACCONTO, 88

La vittoria è la fine. La salvezza
è distruzione. Lo sappiamo, in fede,
noi che imitiamo Allāh, se dirlo è dato,
nel suo perenne aspetto manifesto
quale perfetto ardore di sterminio,
giudizio divorante, ordine nudo
di verità che rade la menzogna
– cioè l’essere, e i suoi servi, gl’infedeli.
Egli è certo anche l’Intimo, l’Occulto:
e questo volto (ammettiamolo pure)
del Misericordioso, inattingibile,
veglia persino nel buio dei cuori
che adesso spegneremo, in quelle carni
brulicanti alla luce inferma e cruda
dei traffici, premute senza scopo
sul suolo – sarà facile squassarlo –
di quella sola fede abominevole:
una pace terrestre; stare bene.
Come oblazione che tracimi il rito
li bruceremo noi, e noi con loro;
su un altare di crolli, senza calcolo,
innalzeremo tutti, che ritorni
tutto a Colui che un giorno l’ha evocato
– quelli che puri furono per grazia
anche fra gl’infedeli, abbiano requie,
e i più, gl’impuri, affoghino per sempre
in un sonno confuso e insopportabile.
Ho scannato il pilota. Ha dirottato,
dopo diranno i ciechi. In fede mia,
a quest’ali ho insegnato con violenza
l’unica rotta che porti alla mèta,
la corsa necessaria, l’implacabile
perdizione, la sola ebbrezza lecita,
quella del lutto e del sangue versato.
È il momento. Babele è così stupida
e sazia e dritta che nemmeno trema.
Non c’è altro dio fuori da Allāh, Muhammad
è il Suo inviato, e io il Suo testimone,
di cui Egli ha bisogno (non è empio
dirlo, oramai) per prendere possesso
del Suo regno, per schiudersi una via
fra il fumo, gli urli, la carne umiliata
alla Sua spoglia e immane solitudine.

13 Settembre 2001 –



NOTE:

Allāh è al-bātin, il Nascosto, e az-zāhir, il Manifesto; il primo aspetto è connesso alla grazia e allo spirito, il secondo al rigore e alla lettera o legge. Talvolta, negli ultimi tempi, si è azzardato l’accostamento fra gl’islamisti suicidi di Hamas e al-Qā‛ida e gli Hashishin (Fumatori d’Hashish, secondo la torva leggenda, da cui Assassini) di Alamūt, roccaforte della resistenza ismailita (messianismo mistico e azioni di guerriglia e terrorismo antiselgiuchide); comunque sia, non è incredibile che nell’anima e nella memoria del contemporaneo terrorista nichilista si agitino filamenti spettrali di idee mistiche.

lunedì 2 agosto 2010

Barukh Habba (per il natale di Giovanni il Precursore, 24 giugno)


per Antonio Allegrini, poeta ed iconografo
 
Che cosa
dal deserto del verbo
come da un cuore asciutto
si leva all’aguzza duna della mente
e biascica la luce
con dolore d’insetto nascituro
e respira con vaste membrane
tirate su architravi di sozzura
la morte pastosa, il piccolo
criminale passo fra due angoli
del cortile di sasso accecato
dal biancore che cerchi di vedere?
Mi ride obliquo un nome:
è una tempesta del mio cuore asciutto,
è la peste del campo e il miele scarso
che spacca il sasso cresciuto nel respiro,
umiliato dalla preghiera,
stagionato d’infanzia come i solchi
preziosi che penetra il Giordano,
ma più incerto e più saggio, col sorriso
delle stimmate della sua giovinezza,
dono degli angeli e del demone meridiano.
Sono Giovanni il Giudeo. Ho visto poco,
docilmente, un filo d’estasi, poco
e male, ma il male che ho mirato
lungamente nel mio lungo amore
mi fa gustoso attendere, e tirare
l’attesa nel lampo, e ruminare
il liscio versetto che porto
nelle mie ossa lette crudelmente
dal sole del Veniente, intrappolate
nel suo passo lentissimo, nei suoi
fulminanti disegni di rettile
sul corpo del deserto.

- 4 Luglio 2002 –