a Mariella
cotanto d’umiltà donna mi pare
ch’ogn’altra ver’di lei i’la chiam’ira.
GUIDO CAVALCANTI
Ci compitiamo (rumina nei gesti
della magia comune, nella tenue
sperdutezza dei nostri fuochi) il chiaro
ventre della bellezza – alberi, gatti
sere più miti del fiato terribile
del Dio di Elia – quasi che la pelle,
sfrenata, serpentina all’indecente
tatto del sole, quasi che gli odori
d’infinita suburra che si covano
nel suo ritegno, fossero la selva
mescolata dal tuono, che c’irride
la prima fuga, eterna...
Mai ci saziamo d’averlo imparato.
Ma tu sei calma come il toro e l’estasi,
hai l’umiltà fremente nell’azzardo
della muta sul polso della morte
e delle rare immani tenerezze
che in un bisbiglio soffocano il conto
della nascita; il suo canto spezzato...
Tu sei così.
Ci confuti. Ci salvi.
Non chiedi nulla al vago gesto magico
del giorno e della sera, all’elemosina
pungente delle veglie e dei ricordi,
– fuorché morire, al tremolio d’un lume,
schermato di penombra: irrefutabile.
- 29 Giugno 2002 –
cotanto d’umiltà donna mi pare
ch’ogn’altra ver’di lei i’la chiam’ira.
GUIDO CAVALCANTI
Ci compitiamo (rumina nei gesti
della magia comune, nella tenue
sperdutezza dei nostri fuochi) il chiaro
ventre della bellezza – alberi, gatti
sere più miti del fiato terribile
del Dio di Elia – quasi che la pelle,
sfrenata, serpentina all’indecente
tatto del sole, quasi che gli odori
d’infinita suburra che si covano
nel suo ritegno, fossero la selva
mescolata dal tuono, che c’irride
la prima fuga, eterna...
Mai ci saziamo d’averlo imparato.
Ma tu sei calma come il toro e l’estasi,
hai l’umiltà fremente nell’azzardo
della muta sul polso della morte
e delle rare immani tenerezze
che in un bisbiglio soffocano il conto
della nascita; il suo canto spezzato...
Tu sei così.
Ci confuti. Ci salvi.
Non chiedi nulla al vago gesto magico
del giorno e della sera, all’elemosina
pungente delle veglie e dei ricordi,
– fuorché morire, al tremolio d’un lume,
schermato di penombra: irrefutabile.
- 29 Giugno 2002 –
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