
o se tu fossi mia sorella
non un adamo piagato
se io fossi tuo fratello
non il relitto aguzzo
di un ventre inabissato
se gli spasmi di sogno – illimitati –
del nostro finale nascimento
li avesse battezzati
un latte memorabile e comune
come adesso alla meglio durerei
il lume in cui il tuo corpo può sostare
e che il torbido sale del mio occhio
crepitando si sforza di salare
Luglio/Agosto 2002 –
Nessun commento:
Posta un commento