Ciò che è nascosto – ditelo nei pozzi –
Attraversate il fiume delle lacrime
Sul legno delle povere parole –
Siate contenti del velame (basta
Come un volto il suo muro al vostro amore) –
Ritornate al teatro del dolore
Con misura implacabile, con gesti
D’animale e di cielo – siate desti
Nel borbottio degli inferi, tra i fiori –
Tutto vi chiede un limpido ragguaglio
Del sentiero calcato piede a piede –
Ma dalla morte effonderà il suo lume
Un sorriso tenuissimo, barbaglio
Di mondi strani e prossimi – è costume
Che si accolga lo scacco allegramente
Fingendo gloria tra i buchi del vaglio
Ostendendo la piaga al cuore assente –
È legge che lo strazio si trasmuti
In lucido metallo, in terra, in liuti –
Sublime.
RispondiEliminaGrazie. Non è forse Hermes, amicus cuiusque segregati, il vero nome del vagabondo platonico, figlio di Poros e di Penia?
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