Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



domenica 7 ottobre 2012

Intorno all’io



L’oikonomos, l’amministratore delle parabole evangeliche è l’io in quanto mediatore, angelo in potenza.

Anche il re, la potestas simboleggia l’io, mentre lo spirito si riflette nell’auctoritas sacerdotale. Malkuth è la Donna, che conferisce l’imperium: l’uomo lo estende, lo difende, lo gestisce, ha la centralità e la fragilità dell’io.

Una personalità con un io debole è una polis anarchica, in preda alla guerra civile, in cui gli archetipi celesti proiettano immagini disordinate che si aggirano fra le strade e nelle stanze.

L’io ermetico, che connette con lucidità crepuscolare i due mondi, è un io morto e rinato, o un morto vivente: servus currens, e insieme re-servo, re-amministratore, re-pastore, custode, forte della propria fragilità ritualizzata, un vuoto che si lascia attraversare dalle correnti psichiche della comunità.

Solo l’iniziazione consolida l’io, umiliandolo, relativizzandolo, facendone un locativo, un punto di vista (e l’umiltà è l’arte di rendersi un punto, un nulla, osserva Chesterton). Solo l’umiltà e la semplicità rendono l’io trasparente e robusto, sano perché consapevole della complessità, della follia, della contingenza-libertà dell’essere come teofania.     

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