Alla
tua fede limpida e compita
volevo
abbeverarmi, mia regina.
Per
questo ti ho giocata. Su un cristallo,
acqua
fissa e frangibile, hai specchiato
la
tua esistenza: come tutto appare
differente
ed uguale, è e non è.
Così
sei e non sei – e io non ero
re
di pace, ma naufrago in un cielo
di
conoscenze prima di conoscermi
nel
tuo sorriso, dopo il gabbo, lieve.
Vieni
– sei più che bella: mi trascende
il
tuo nuovo stupore. Insostanziale
ed
eterna ti voglio meditare.
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