Disse
il Profeta – che Dio l’abbia in gloria:
“Chi
brama e tace e in segreto ne muore
sia
consegnato alla vostra memoria
tra
i dolci santi perduti d’amore”.
Platone
disse: “D’accordo, ismaelita,
ma
il mio maestro, mammana versuta,
traeva
i vivi a più libera vita
di
parto in parto, di muta in muta.
Dava
alla luce i destini sepolti
con
aspro forcipe e morbide mani:
l’occhio
taurino sfidava i bei volti
ad
ebbra mimesi di sovrumani;
la
ciarla aguzza ed inquisitoria
ti
trafiggeva, ed intanto era nata
dal
grembo umido della memoria
una
parola dimenticata.
Ti
seduceva e ti abbandonava:
non
ti era padre, né amico, né niente;
vestito
a nozze, nell’anima cava
stavi
perfetto, deluso e fremente”.
Disse
il Profeta: “O greco insidioso,
di
questo amore hai parlato abbastanza.
Solo
e spezzato, smarrito e glorioso
passa l’amante in perpetua doglianza:
perché
tra l’anima ed il Beneamato
tremano
al vento miriadi di veli;
ed
ogni velo è un muro sfiorato
dall’alta
febbre di tempie fedeli”.
Sorrise
il greco: “Scorrendo il recinto
la
mano cerca il maestro sparito;
ma
già la sua per i piedi t’ha avvinto
aprendo
il petto al suo primo vagito”.
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