Come la fiamma viola la dolcezza
triste del grumo che in miniera giace
e lo sfida all’oblio, alla grave ebbrezza
di conoscersi in forma che dispiace,
così volontà e stella a nuova pace
strisciano aggrovigliate con doppiezza
di vipere, con fede attenta e audace
di tortore straziate di gaiezza.
Gioco e tortura stringono l’abbraccio:
del nemico la prensile pupilla
inghiotte, rovesciandolo, il tuo cielo
e te lo rende. Un fremito di velo
è la tua gloria. Corre la scintilla
lungo il fragile vetro del matraccio.
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