Fotografia:
sogno positivistico della riproduzione della realtà così com'è,
proiezione tecnica di una fantasia gnoseologica ormai ben impiantata
nella psiche occidentale – e al contempo la cattura di fantasmi, di
ombre (ombre, junghianamente, della forma mentis positivistica
ortodossa). Foto di freaks, di morti, di poveri (freaks anche loro),
di selvaggi (pure). La posa imponeva o plasmava maschere bronzee, con
ancora qualcosa della teatralità del ritratto, biografia classica
coagulata.
Fonografo,
capta le voci come un medium. Tele-grafo, tele-fono,
materializzazioni riproducibili, democratiche, messianiche, di
operazioni magiche, occulte.
Cinema:
la lanterna magica delle fiere, resa più illusionistica dal rituale
preparatorio (la sala buia, la sessione comune che esalta
l'isolamento). Inizi comici e pornografici: la meccanica applicata al
vivente, la marionetta umana ancor più disincarnata come
ombra-automa.
Radio:
anni '20, l'era dei totalitarismi, dell'isteria di massa manipolata
dai grandi demagoghi. La voce della guida, del duce, del piccolo
padre entra nel focolare, è l'unico vecchio del paese autorizzato a
raccontare le sue storie, e sono discorsi magici, seduzioni e coiti,
concepimenti di golem immani, ordini di mobilitazione
generale, totale.
Televisione:
era eisenhoweriana, secondo dopoguerra, era del totalitarismo morbido
e sagace, consumistico: sfrutta l'esperienza della radio, ma la
potenzia grazie all'immagine, che cattura completamente l'utente,
mutando per sempre il senso della sua casa, della sua vita
immaginativa, percettiva, sociale, culturale. L'uomo come ricettore
di merci e fatture pubblicitarie, luogo di transito – nemmeno di
digestione – di desideri modellati dalla grande industria.
Passività quasi perfetta: le lotte degli anni '50, '60 e '70 nascono
al di fuori della sua magia, cercano di rivitalizzare gli slanci
epici della lotta al fascismo durante la guerra, ma necessariamente
dovranno assumere un carattere terroristico, come l'epoca nel suo
insieme (Guerra Fredda, dittatura larvata, double bind eretto
a sistema), o narcisistico-individualistico sotto le specie del
collettivismo ('68), aprendo così la strada al narcisismo come
grande patologia della generazione successiva (idea di Federico
Gizzi).
Computer:
anni '80, crollo del blocco sovietico, fallace ridefinizione del
capitalismo (l'energia insufflata dal decrepito attor giovane,
Reagan, il liberismo autoritario della zia arcigna, Margaret
Thatcher): il computer è una proiezione tecnica del nous, una
macchina del nous. Come ogni invenzione, porta con sé
l'ambivalenza prometeica: strumento di liberazione dalla passività
propria del macchinismo otto-novecentesco, ma anche ulteriore parodia
della caverna platonica, il prigioniero in catene che si sente mago,
il paradosso patologico del narcisismo giustificato, self-righteous.
La nascita della Rete Mondiale, dopo la caduta del muro di Berlino, e
infine dei Social Network, dopo l'11 settembre, rende ancor più
fascinosa l'ambivalenza: la 'solitudine interconnessa', una rete
magica sempre più pervasiva e invasiva, e una possibilità di
intervento, di azione diretta, di riscatto dalla passività della
televisione e del videogioco – si parla di rivolte di piazza
giovanili nate o per lo meno promosse, moltiplicate e documentate dai
social network, di democrazia diretta tramite il Web, vi si innestano
temi concepiti in tempi culturalmente diversissimi, l'anarchismo, il
comunitarismo, il situazionismo... Come Chesterton nutriva qualche
speranza, con saggia riserva, nello sviluppo dell'industria
automobilistica, così Ellul nella diffusione di massa
dell'elettronica, anche lui ovviamente con la riserva che il 'sistema
tecnologico' non se ne impadronisse: da qualche tempo si iniziano ad
agitare i fantasmi di un controllo capillare tramite la Rete, una
sorta di 'Stasi morbida', che però perpetuerebbe l'atmosfera
culturale e politica di prima dell'89. – Ma la paranoia
complottistica nata e coltivata dopo l'11 settembre è diversa da
quella anteriore: prima si temeva la spia, proiezione oscura, ombrosa
del mondo militare, oggi si teme da un lato, senza troppa
convinzione, il terrorista come nuovo barbaro che minaccia la civiltà
occidentale, dall'altro il controllo di un sistema senza volto come
arcanum imperii della 'sicurezza', della pax oeconomica
successiva all'Armageddon del '45.
L'avvento
del computer richiede (in senso sia letterale che traslato, o
piuttosto sia forte che attenuato) una sorta di diffusione, di
democratizzazione autentica del pensiero e della pratica magici:
impossibile dominare un 'non-strumento', un 'post-strumento' simile,
senza una consapevolezza quasi sciamanica delle sue immani
implicazioni. Inoltre, se è vero che la macchina non elettronica,
come dice GKC, 'vuole' utenti macchinali, servi, e non consapevoli
adoratori, per il computer, per la macchina elettronica (sempre più
incline ad assottigliarsi oltre i limiti della macchina) vale quasi
il principio opposto – vuole e invoca con gemiti inenarrabili un
mago, non aristocratico, non isolato, che sappia assorbirne il
riflesso in sé come un uomo. E siamo ancora ben lontani dal trovarne
uno, perché nell'illimitato crepuscolo ermetico del computer la
lanterna dell'Eremita non riesce ancora a scorgere profili e contorni
di volti.
In
un'epoca apocalittica lo Spirito divino non chiama né le genti e i
popoli, disgregati dal tossico del tempo, né i singoli
profeti-inviati (la loro nascita e maturazione richiede ed è
richiesta da un'epoca di vera crisi, di corruzione del seme nel limo
terrestre, dev'esserci il mito di una tradizione semisepolta e
l'impeto di un'eresia fecondatrice): il debito è condiviso in una
interdipendenza che il secolo XX ha iniziato a mostrare in modo
sempre più chiaro e dunque enigmatico; di qui la turbolenta
stanchezza – ansiosa, depressa, anestetizzata-narcisistica –
delle sue ultime generazioni, che ora, nella stagione della
interconnessione elettronica (in cui la messa in scena
dell'interdipendenza è ancor più filosoficamente perfetta,
quintessenziata), è attraversata da fremiti oscuri, ciecamente
profetici – apocalittici, appunto – di comunitarismo magico,
esoterico, l'occulto auspicio di creare un golem noetico,
acquariano, una noosfera. L'antica opera dei figli di Hermes cerca,
nell'apocalisse, rimescolamento di tutte le forme, di tutti i varna,
una ambiguissima democratizzazione – insieme caduta nel fango e
liberazione dall'orgoglio, confusione delle confusioni e semenzaio
sospeso tra cielo e terra, sterminato accampamento di candala
e goffo bocciolo della candida rosa.
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