Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



lunedì 2 agosto 2010

Barukh Habba (per il natale di Giovanni il Precursore, 24 giugno)


per Antonio Allegrini, poeta ed iconografo
 
Che cosa
dal deserto del verbo
come da un cuore asciutto
si leva all’aguzza duna della mente
e biascica la luce
con dolore d’insetto nascituro
e respira con vaste membrane
tirate su architravi di sozzura
la morte pastosa, il piccolo
criminale passo fra due angoli
del cortile di sasso accecato
dal biancore che cerchi di vedere?
Mi ride obliquo un nome:
è una tempesta del mio cuore asciutto,
è la peste del campo e il miele scarso
che spacca il sasso cresciuto nel respiro,
umiliato dalla preghiera,
stagionato d’infanzia come i solchi
preziosi che penetra il Giordano,
ma più incerto e più saggio, col sorriso
delle stimmate della sua giovinezza,
dono degli angeli e del demone meridiano.
Sono Giovanni il Giudeo. Ho visto poco,
docilmente, un filo d’estasi, poco
e male, ma il male che ho mirato
lungamente nel mio lungo amore
mi fa gustoso attendere, e tirare
l’attesa nel lampo, e ruminare
il liscio versetto che porto
nelle mie ossa lette crudelmente
dal sole del Veniente, intrappolate
nel suo passo lentissimo, nei suoi
fulminanti disegni di rettile
sul corpo del deserto.

- 4 Luglio 2002 –

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