Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



domenica 30 ottobre 2011

Ancora sulla moneta


per Andrea Sciffo, cavaliere della terra

In una delle più smaglianti tra le sue Diatribe, Epitteto chiama nomisma, “uso consuetudinario/moneta corrente”, il desiderio che muove un uomo al soddisfacimento, e che è stato imposto alla sua anima da un altro. È l’idolo, appunto, il dio del desiderio, dell’attaccamento, il marionettista che muove i fili (neura) di psiche, l’immaginario nel senso di Simone Weil. La circolazione monetaria è il mercurio, l’aria come vento della fama e pneuma plastico, magico e passivo all’azione magica. L’attesa messianica rende impazienti: il vitello d’oro, l’idolo aureo, tratto dalle gioie indossate quotidianamente, sostituisce il vivo desiderio – animale e spirituale – necessario all’opus trasmutatorio con la sua letteralizzazione fuori-di-noi, in un simulacro che arresta l’eros perché l’oro è perfetto, o piuttosto è simbolo della perfezione. Per così dire, gestisce l’eros. La moneta è un idolo e va restituita, secondo Gesù, a chi ha impresso su di essa il proprio nome e la propria faccia, o i propri simboli: pagare il tributo può diventare, da ossequio servile, atto profetico di neutralizzazione dell’idolatrico potere imperiale. Mosè fa calcinare l’idolo, poi scioglie la polvere nell’acqua e la dà da bere al popolo, idolatra e insieme fedele: l’idolo deve perdere la propria fissità e la propria figura, essere deletteralizzato, riletto, ma il residuo dell’oro calcinato resterebbe pur sempre “là fuori”. Va quindi assunto, introdotto in se stessi, per mezzo di una soluzione: come il cartiglio disciolto nelle acque amare per l’ordalia dell’adultera (ovvero, profeticamente, dell’idolatra). Le acque (plurali, molteplici perché duali, mayim: acque superiori e acque inferiori, mondo spirituale e mondo visibile-tangibile) sembrano essere il flusso incoercibile dell’interpretazione, dell’esegesi che congiunge i piani del creato, che li mette in comunicazione. Restituito l’idolo al suo fabbricante (ciò è la polverizzazione, la contrizione), restituita la moneta a colui che l’ha coniata, bisogna ancora restituire a Dio ciò che è di Dio, cioè l’argento e l’oro, il Tempio e i beni: tutto si tiene in un mondo magico-simbolico, quindi il potere che l’Impero aveva su di noi, una volta che gli è stato sottratto restituendogli i suoi simulacri, è reso a noi e a Dio, trasmutato. L’oro del Mercato è distrutto, il suo Mercurio è fissato: è l’anticipo del Regno, del Sabato in cui non si tocca denaro; il mondo si autodistrugge se ritiriamo la nostra fede in esso, ma il permanere nel mondo senza appartenere al mondo è ciò che appunto ne trasmuta la materia, lo fa risorgere.

Se bisogna restituire al Cesare – al mago, al manipolatore – l’immagine e l’iscrizione sulla moneta, forse si dovranno restituire a Dio “solo” la materia e l’essenza della moneta? Ma ciò non toglie che anche e anzi soprattutto l’immagine sia di Dio. Non bisogna confondere la lotta contro l’idolatria con l’iconoclastia. Né letteralizzare l’uso sacrale-templare della moneta: Gesù sferzò i cambiavalute che nel cortile del Tempio mettevano in comunicazione, in commercio, l’interno e l’esterno, il santo e il secolare (mentre la morte del Messia ha squarciato per sempre il Velario, la Paroqet). Nella parabola dei talenti si condanna la prudenza saturnina (e ieratica) della conservazione, e si lodano il traffico mercuriale, il rischio, gli interessi percepiti sul deposito. Il talanton è l’imago Dei nell’uomo, che costituisce l’uomo: l’archetipo va messo in pericolo, o come minimo fatto fruttare mettendolo in banca (come dire che lo splendido eroismo pagano non è necessario: il Mercurio profetico sa essere persino più oculato del Saturno sacerdotale).

Il commercio sta alla dialettica come il gioco finanziario sta alla retorica. L’economia secondo gli archetipi (secondo gli dei, secondo Elohim) sta alla nostra economia a-tea (o piuttosto dominata da un Mercurio totalitario, dedito in modo monomaniacale al furto, al gioco d’azzardo, alla manipolazione esoterica del caso) come una civitas sensibile e tumultuosa sta ad un Impero universale anticristico, contraffazione di shalom, magnum latrocinium.

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