“Nessuno ha macellato Europa”
dice ridente, Odisseo tenebroso,
colui-che-non-è, la parodia
del Volto mitemente accline ai volti,
la maschera bianca balenante
dietro ogni nostra angoscia impersonale.
Europa sa e non sa il suo macello.
Si crede vacca, ciclope accecato,
piange il latte versato, il lungo transito
per mare dei montoni, commisura
crescita e bancarotta. Non ricorda
la sua aurora di fanciulla velata,
la corona di stelle, lo sgabello
di luna, il drago molteplice e vano.
Ma su una lingua asciutta della proda
una fanciulla ha spartito il suo pane
con le larve: le più vili ancora
lo gettano intero sulla faccia
delle acque, con riso di maschera,
in alto silenzio. Non immaginano
che dopo molti giorni – questa sera –
lo troverà un piede vagabondo,
un capo velato, una mano
trepida e vuota, una bocca dischiusa
come fiore e ferita
della sua e nostra aurora.
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