Il
Kāma-sūtra di Vātsyāyana è
palesemente modellato sull’Artha-śāstra
di Kauṭilya. L’artha, l’interesse, è
il fine di mercanti e artigiani (la terza casta), kāma è il fine dei guerrieri (la seconda). Emerge l’idea che il
desiderio, l’eros protogonos, estasi scaturita dal tapas cosmogonico, sia già ab origine un mercanteggiare, un far
politica ed economia – arti tortuose
(significato del nome Kauṭilya) del molteplice, di māyā.
La
tortuosità di artha, riconosciuta,
lascia uno spazio alla rettitudine del dharma.
Così kāma rientra nel fuoco del tapas, da cui è uscito, come un pugno di
aromi. Lo Stato è artificio, wei: il dharma è la società castale, il rito, la
traditio come consuetudine sacra, wu-wei. Il sovrano di Kauṭilya è affine
alla prostituta-cortigiana, o al seduttore, del trattato di Vātsyāyana :
entrambi portano il sangue e il potere del sacrificio nella sfera di a-sat, del non-essere. L’interesse è lo
scarto del sacrificio – ma anche la sua esca: si sacrifica per acquisire
ricchezza. È la menzogna, la morte, ti:
nella parola satyam, che la Chāndogya Upaniṣad legge come sat-ti-yam, segue immediatamente a sat, come il mortale è subordinato all’immortale.
Le
spie, cui Kauṭilya riserva un ruolo essenziale nella gestione degli affari
statali, sono affini ai segreti d’amore e ai loro intermediari. Wendy Doniger
osserva che la stessa bhakti, la
devozione al dio, copia i suoi riti ebbri, i suoi gesti folli, dalle arti di kāma. Si tratta appunto di un divino commercio: ricompensa, contratto, il self-interest della salute dell’anima, desiderio e karma – tutte idee che appartengono a
entrambe le sfere, religiosa ed economica.
Le
āsanas o posizioni del kāma si modellano su quelle dello Hatha-yoga o sui maneggi
politico-economici?
L’errore
di Machiavelli e, in maggior misura, di Bentham, è fare di artha un fondamento,
ovvero sostituirlo al dharma. In una
cultura monoteistica, gli arcana imperii
sono come le “infrazioni” alla Legge per i sabbatiani moderati (occasionali
trasgressioni giustificate da un telos
più alto o più profondo, esoterico-messianico) – o al limite per i casuisti. Ma
in questo Machiavelli è ancor più ingenuo di Leo Strauss o, tra i contemporanei,
di un Robert D. Kaplan. Si può essere ‘tortuosi’ (nel senso e alla maniera di Kauṭilya)
solo preservando il dharma:
altrimenti si è ‘rivoluzionari’ (idolatria del politico) o ‘realisti’ (sostenitori
del balance of power che alla lunga
mostra, al pari della rivoluzione, il vuoto sotto di sé).
Le
arti di kāma hanno la fuggevole
bellezza della spuma da cui nasce Afrodite – e al contempo proiettano l’ombra della
macchina, inseparabile dal sacrificio e dall’interesse economico. Che resti un
gioco – nelle sue latebre scivolose e
profumate – dipende dalla capacità di non estrarre la lama di artha dal fodero – in latino vagina. Il desiderio appartiene alla
casta dei guerrieri: il metallo tagliente è nella stanza – ed è meglio non
dimenticarlo – ma nascosto e coricato a terra, o sospeso come in sonno.
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