Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



domenica 3 luglio 2011

Edipo


Oidipous, Piedegonfio, figlio del pederasta Laio e dell’arrendevole Giocasta, è il logos che uccide il padre (affetto dal thymos, dall’avversione per ciò che attraversa la strada del suo viaggio, il Padre) e copula con la madre (affetto dall’epithymia, dall’attaccamento incestuoso a ciò che viene preso per troppo-noto, la Madre): concepito nell’ubriachezza, come nel mito gnostico, generato sotto il peso di un oracolo interpretato secondo un logos unilaterale dal Padre, che la Madre-Materia mette in atto. È il figlio del Canto della Perla, ma non è stato gettato sul Citerone per una consapevole epistrofè. Leggerà, come il Padre, con la cecità del thymos, e si attaccherà alle radici che ha conquistato, alla Madre carica di obliosa epithymia. Laio rimuove il figlio, non lo mangia: Edipo trascura il padre, non si vendica. L’oscurità tragica è tutta proiettata dal logos: i piedi gonfi sono le potenze inferiori offese, ferite dall’eccesso mentale apollineo, che però costringono ad un passo tardo, senile, irregolare, impongono la profetica terza gamba che è un terzo occhio più cieco di quelli accecati.

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