Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



domenica 3 luglio 2011

Sub rosa (2002)


Rilke: “Rosa, oh pura contraddizione, piacere d’essere/ il sonno di nessuno sotto tante/ palpebre”. Nietzsche su apparenza e parvenza. La parvenza, l’immagine, poiché è mediazione, relazione, sentimento della complessità archetipica come molteplicità (phronein) non exprimit una sostanza, un contenuto, un ente nascosto (1), ma manifesta un indicibile, un non-soggetto, sovra-noetico (to on, ciò-che-è, manifestazione-presenza, non c’è un obscoenum). Il nous è l’uno-dei-molti, è spiritus, vertice e sposo dell’anima-immaginazione, ma non è oltre la parvenza: è la sua interiorità vivente e pulsante, non il suo contenuto. Il sole porta significatione dell’Altissimo, dell’Esistenza, che è il sole del sole, la realtà del sole.
Il vuoto è la forma, e insieme non è nessuna forma (nessuna delle forme, non questa forma in quanto è questa): ne ti ne ti; questa complessità è il nascondimento e la parvenza, è l’eccesso dello spirito creativo e la riflessione dell’anima immaginativa, la non-dualità nuziale, vivente, cardiaca-circolante, di spiritus e anima.
L’imago è prospettiva, sì, ma di nessuno, non-soggettiva: è idea, intuizione impersonale, volto afroditico e interiorità estatica, dionisiaca, comune (koinòn-xynòn in Eraclito). È ‘illusione’, ‘menzogna’, ma universale o diciamo meglio impersonale, non-individuale, non-separata, non in relazione a un ente-verità (a una verità entificata), bensì perché la sua particolarità, il questo-qui dell’istante (l’ekaston o ciascunità) deve (ananke) manifestarsi come non-interezza, schermo-specchio, immaginato e non immaginante (idolo, contenuto mentale, appoggio-vincolo). La complessità è irriducibile, la semplicità non è mentale (non può farsi oggetto di conoscenza), è la chiarezza e la libertà della percezione nel suo esser-comune, impersonale, estatica, ‘così-com’-è’.
Poiché non si conosce senza fantasmi (Aristotele) e metafore, conoscere non è: cogliere con, attraverso i fantasmi e le metafore ciò che è oltre i fantasmi e le metafore, ma: essere nella manifestazione, nel manifestare, partecipare all’atto creativo-manifestativo nell’alterità e nell’identità, nello specchio. Moshe Cordovero dice: In principio creò Elohim, ovvero: In principio nessun soggetto creò Elohim, il creatore, la persona dell’immaginazione; non quindi come oggetto, ma come apparizione, parvenza.

Nota:

1) Cfr Ibn Arabi: il mondo è una totalità composta di accidenti, ma Allah-Esistenza non è la loro sostanza.

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