Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



martedì 12 aprile 2011

A De Sade patrono








Kafka alzò le spalle.
«È possibile giungere al bene attraverso il male? La forza che si oppone al destino, in realtà, è debole. L’abbandono e la sopportazione sono molto più forti. Ma questo il marchese de Sade non lo può capire.»
«Il marchese de Sade?» chiesi io meravigliato.
«Sì», annuì Franz Kafka. «Il marchese de Sade, di cui mi ha prestato la biografia, è il vero patrono della nostra epoca.»

Gustav Janouch, Conversazioni con Kafka

Eroe è chi oscuramente patisce
per incitare altri a superarlo.

Hai venerato con furia lo strazio
di un Dioniso crocifisso – non come, più tenero,
lo scorse e abbracciò un folle mendico
cent’anni dopo: ti ubriacava lo stento
del dio del vino appeso alla Macchina,
inscritto negli stantuffi, ritorto
dalla norma fino al silenzio,
eppure nella tua contemplazione
dell’avvilimento perfetto, in cui tutto quadra
perché squadrato dall’ordigno del carnefice
che è una mente dimentica della carne,
non ti era stato nascosto, penso, il sublime,
l’incanto di farsa che avrebbe gettato
sulla faccia delle generazioni future,
sulla faccia dell’abisso. Questi due secoli
sono stati un’immane processione
al tuo sacello d’ombra, ai tuoi recessi
aperti sulla terra, aperte piaghe
come d’incesto a una sorella muta.
E dunque, Aldonze Donatien, prega per noi:
sii, nella morte, servo; con tua pena
offriti alla visione necessaria,
perché dopo di te niente può vivere
né morire, se non già vincendoti
con più forte sapienza, con vero amore.

- Agosto 2005 -

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