— Les animaux, me disait-il, sont, dans nos mains, les otages de la Beauté céleste vaincue… [Léon Bloy, La femme pauvre]
come una vacca in un mattatoio
irto di macchine da lunapark stregato
sotto la smorta consapevolezza
di luminarie drogate
come un vitello e un nobile porco
familiari e studiosi dei tormenti
la nostra parte graziosa muove
in un’eternità di grido
a qualcosa di estraneo e destinato
e sente nella pienezza
della sua carne paziente
ciò che il macellatore s’è addestrato
compiutamente a trascurare
a prendere per buono mortalmente
nella caligine del cranio inchiavato
nella stretta delle mani assonnate
il macellatore – noi – le nostre dita e la nostra testa –
il bricco screpolato i ricurvi becchi
dalla consegna impegnati
di un maestro astuto e indolente
nel rito che perpetua
la felicità per le strade la regalità nelle stanze
il rito facilissimo che il porco e la vacca
lavorano l’uno dopo l’altro
a sdipanare a rendere palpabile
sanguinoso esatto molteplice
complesso come la tua morte e la mia
candido come la tregua
fra i nostri giorni di furia
- 7 Gennaio 2004 -
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