Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



sabato 4 settembre 2010

Appunti dell'uomo di campagna davanti alla porta della Legge/1


alla cornacchia (kavka) che fu più gentile della colomba del diluvio; ed alla vergine che scontò in se stessa ogni perché (weil), scoprendo che tutto passa, in filologia come nello spirito, per una crux interpretum


Alef

Qohelet: sotto il sole niente è nuovo, chadash, cioè niente è evento compiuto, definitivo, presenza piena: tutto è già passato, già scritto nella Scrittura.
Eppure lo scritto (1), la Scrittura non raccoglie che degli eventi, quindi dei presenti: ma incompiuti, cifrati, intersezioni tra il passato, il vecchio, il non-nuovo (fisso) e il "futuro", l'imminente, il nuovo, il perfetto (fissazione finale, che passa attraverso la volatilizzazione, la distruzione, la morte: il presente) (2). Il presente della fondazione ha il suo fondamento fondante nel "futuro", ha-ba', ciò-che-viene: Gesù messia stesso diventa obbediente (Fl 2,8) tramite la Croce, e Dio tramite la resurrezione, e Christus totalis (Agostino, Isacco della Stella) nella consumazione dei tempi. L'Unigenito diventa (egheneto, Gv 1,14) l'uomo Gesù, che diventa Primogenito, primo dei fratelli, figlio naturale (e virtualmente adottivo, perché la natura, anche in Dio, va riscattata, donata, annientata) cioè non per partecipazione-adozione (nel mistero della Chiesa, come i discepoli) ma per autorità-missione, con la garanzia della sua parola che viene provata dai suoi atti e dalla fede stessa dei membri (Dio ha bisogno dell'uomo, dice il Talmud). Così la Parola di Dio Padre (parola che è il Figlio) nel patto ebraico era provata dalla storia "futura", affidata ad essa, figura sempre di nuovo del Futuro-Ha-Ba'. Gesù stesso è origine-e-figura, Deus-et-homo: col suo gesto autorevole e rischioso (anche in lui, soprattutto in lui, è la fede) ricapitola (cfr Ef 1,10) tutta la Torah e la sua storia; se la Legge non penetra più nei cuori, sii tu stesso la Legge (sbilanciamento che riequilibra: questo dal punto di vista psicologico). Gesù vede che un ciclo è al suo punto di svolta, e ciò esige, perché la Legge esista, che si sospenda, tornando all'origine (all'archè, al reshit), la sua continuità di trasmissione, e si mostri la discontinuità, essendola (una sentenza talmudica, che Gesù forse conobbe e applicò, dice: "L'annullamento della Torah è la sua perpetuazione-risurrezione"): ciò che soferim ("scribi" e "farisei") e mequbbalim (cabbalisti) fanno e faranno velatamente, Gesù lo fa messianicamente, incarna una parola (la Parola), e quindi concentra su di sé, persona duplice e unica, la fede altrimenti dovuta al solo Nome immanifesto e rivolto, perché Reale, al Possibile (=al Regno).
Ciò sarebbe idolatria se Gesù non morisse volontariamente (oportet enim...), cioè spiritualmente e carnalmente, come nella pratica buddhista il Buddha ("Se incontri il Buddha per la strada, uccidilo", ordina l'esoterico precetto zen): così la Chiesa è crocifissa tra la possibilità dell'idolatria e la povertà estrema di Gesù-fratello, il cui volto è nei minimi. La Verità della Chiesa è dunque nella Croce stessa, serpe di bronzo, che esibendo l'Uomo lo uccide: Egli diventa Dio svuotandosi; se non l'avesse fatto, sarebbe stato ipso facto l'Anticristo, il Satana, che può essere solo il mezzo-incarnato, il Mostro (Kafka dice: il male può sedurre l'uomo, non farsi uomo). La totalità dell'Incarnazione è connessa, in Gesù, proprio a ciò che è impossibile a Satana: la kenosis, l'incompiutezza (Cristo è "solo" il caput, la testa del corpo). Egli è l'Incarnazione del Verbo proprio perché non ha dissolto il mondo, e non si è appropriato di se stesso, non è stato se stesso trionfalmente, harpagmos (Fl 2,6). Satana potrebbe essere l'Imperatore del mondo, risolvendolo in sé; il Messia divino doveva esserne il Re, cioè il servo e il vincitore.

Note

1) Il messaggio dell'Imperatore è scritto, ma deve arrivare. Il presente è il crepuscolo della sera alla finestra: il sogno, nell'ebraismo, è metafora dell'Esilio.

2) Così la Torah orale (lett. "nella bocca"), il commento, avanza di rinnovamento (chiddush) in rinnovamento, attraverso i vuoti pregnanti della Scrittura; così le Tavole dovettero essere spezzate, come l'uomo-Dio Gesù sui due bracci della Croce, per essere consegnate agli uomini.

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