Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



domenica 5 settembre 2010

Appunti dell'uomo di campagna davanti alla porta della Legge/3


Ghimel

E ancora: la Croce è moria per i gentili, skandalon per i giudei. Moria è stoltezza nel senso di empietà, irreligiosità: come adorare un dio letteralmente finito sul patibolo dei sudditi come un delinquente esaltato? I gentili, i goyim ammettono gl'idoli, non ammettono, se non solo metaforicamente (metaforicamente in senso letterale), la rottura degl'idoli (biblicamente, spezzato in cielo l'angelo-dio, sar, di un popolo, è ipso facto spezzato il popolo). Gli ebrei, o meglio i giudei, ammettono la rottura degl'idoli (anzi, da ciò nasce l'ebraismo), ma non ammettono la rottura della rottura (la deletteralizzazione della rottura), non ammettono che, bevuti/mangiati i frantumi dell'idolo (cfr il vitello d'oro, strana figura dell'Eucarestia), si mostri il Dio intero, spirituale; e quindi la Croce innalzata è pietra d'inciampo, perché li imprigiona nell'alternativa YHWH unico-idoli. Tolta la tensione messianica costante (potremmo dire l'attaccamento alla libertà), è così "tolto" l'ebraismo (ma sappiamo che il suo inconcepibile destino profetico ha preservato inconcepibilmente la luce della berit nella disseminazione dell'Esilio).
L'ordine fluido, e politico, della religione mitica, del sacro mitico, giudica la Croce folle-empia, atea, senza un dio-archetipo di riferimento, o meglio con un non-dio asinino (cfr il graffito irrisorio del Palatino), ilico. La Croce fa inceppare la macchina del sacrificio naturale-politico, fonte del diritto naturale.
L'ordine sacerdotale, della religione rivelata (alleata-avversaria di quella statale), giudica la Croce scandalosa, una tentazione-aporia, una prova-limite, che coinvolge l'intero edificio tradizionale. La Croce fa inceppare la macchina del messianismo letterale e allegorico, organizzato, contratto, dilatorio, la sua perpetuità che finisce per ostacolare l'infinità-eternità (portato del diritto religioso applicato all'insolubilità della Scrittura).
I due ordini si alleano casualmente-necessariamente, quindi misteriosamente, per ricondurre entrambe le tensioni al loro limite, al loro eschaton: la Croce è un centro perché tira altrove, non servirà mai a ri-fondare l'edificio sacrale (con la prospettiva piatta, psichica, mayica dei goyim o l'astuzia alla fine logorata, consumata, degli yehudim), ma solo a svuotarlo - col rischio continuo di ripetere l'ipocrisia-duplicità giudaica (sacerdotale-messianica) e l'idolatria imperiale pagana (non incarnazione ma gestione del sacrum presente, disponibile).

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