Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



giovedì 28 ottobre 2010

Fausto di Milevo nella periferia cartaginese


Jesus patibilis omni suspensus e ligno...


La forma di un albero
non è solo la forma in quell’albero:
è dolce, ed indecente.
Sospesa a ciò che non è,
fedele allo scempio che la modella
e la fa respirare, col suo lieve
e crudo fiato sospettoso, con la sua
ansia di cosa follemente
addormentata.
Ha un angelo vicino, confidente,
quel maestoso aggregato, quell’anelito
straccione – radici
di vecchiaia violenta, saggezza
pensosa, rugosa del tronco, preghiera
ferita e vaneggiante
per ogni dito di fuoco dei rami –
ha un angelo
forse troppo sereno (gli sussurra
che è lui stesso, che va così, che non deve
temere, piccolo giusto), forse troppo
gentile per un destino di martire,
di uno che grida anche meglio
del Precursore, che non fa fatica
a trapassare i cieli.
La forma di quell’albero abbastanza amato
dai bambini e dai vagabondi, e molto ignorato
se non come immagine o legna,
la forma che vuol fare di quell’albero
il padre e il fratello sconosciuti,
l’amico di sangue dalla barba felice,
qualcuno vivo alle tue ultime nozze,
mi scorre, mentre vado sulla polvere
della mia colpa, accanto, non osa
farmi segno altrimenti, ha pena
dell’orrore che è mio, che mi confonde
sempre accanto, in attesa di travolgermi,
e addentrarsi, e persuadermi – irato –
della sua potenza e tenerezza.

- 27 Giugno 2003 –

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