Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



mercoledì 21 settembre 2011

Maschile e femminile nella rivelazione profetica (2005)


L’uomo è la nubuwwa, il mandato profetico, soprattutto in quanto è associato ad una risala, ad un messaggio divino fissato in una scrittura, ed implica i principi di una shariʻa, di una legge di santificazione comunitaria. L’uomo incarna la linearità della responsabilità giuridica.
La donna è la walaya, la santità mistica come sequela della profezia e suo compimento. Nella sura delle Donne, al versetto 34, si legge che sono hafizatun li-l-ghayb bi-ma hafiza Allah: preservano per l’Assente (per l’Essenza divina nella sua huwiyya) ciò che Dio preserva (gli archetipi o nomi divini intatti dalla discesa – tanzil – profetica).
L’uomo maschio rappresenta l’uomo in toto – unico colpevole del creato e khalifa di Dio. La donna media, giuridicamente, tra il bambino e l’adulto; è simile all’orfano: misticamente media tra il mistico e il profetico, tra l’esoterico (batin, connesso a batn, “ventre”) e l’essoterico “rinnovato”, tra la prima e la seconda creazione.
Secondo il detto sufi, l’uomo dev’essere maschio verso la terra e femmina verso il cielo. Qui la maschilità sembra metafora della preparazione ascetica, della negatività connessa alla legge, e la femminilità appare il culmine e la perfezione dell’esistenza umana, la sua passività e ricettività al divino, all’invisibile. Ma poiché l’itinerario è circolare o piuttosto spiraliforme, la maschilità accenna alla superiorità del profetico nei confronti dell’esoterico, in quanto suo fondamento e sua discesa nel particolare, nel terrestre (così il fine della ricerca spirituale è vedere con entrambi gli occhi, cogliere la molteplicità come teofania dell’Uno); la femminilità riprenderà allora, di nuovo, il proprio statuto di mediazione universale, alludendo all’altissimo ma non definitivo permanere dell’anima pacificata nel silenzio mistico, nell’estinzione o fana’.
La donna non può essere imam (non può “stare davanti”, nel senso della linearità giuridica), ma è anch’essa mukhallafa, ha ricevuto l’istikhlaf (la successione, che è in rapporto al “dietro”, al “ritorno” comune verso Dio).
La nubuwwa o profezia è la maschilità (lo zolfo), la risala o invio di una scrittura è l’elisir. L’alchimia è sorella della nubuwwa, secondo il detto dell’imam Ali, il suo samit esoterico (tacendo opera la parola profetica, il kun creatore).
È maschile la Parola quando si fa particolarmente universale (tzimtzum e Torah, tanzil, incarnazione del Verbo in Gesù): femminile è l’offerta alla comunità, l’occultamento (commento e Shekhinah, rapporto fra santità e ta’wil, morte/resurrezione di Gesù).

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