Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



sabato 10 settembre 2011

Riflessioni filosofiche estive/1


Conoscenza confusa: intuizione del particolare come solo-particolare, rimanda alla mera evidenza, alla “autorità” dei sensi. È l’impronta confusa dell’intuizione in senso proprio (Plotino: le sensazioni sono intuizioni oscure o confuse, le intuizioni sono sensazioni chiare).
La conoscenza del secondo genere o distinta è quella causale, che si fonda sulle definizioni, e coglie quindi l’essenza, l’universale, è perfetta nella matematica (di qui l’ordine geometrico e dimostrativo dell’Ethica spinoziana), aperta e imperfetta nella fisica. Dio o la Natura produce-crea modi, ovvero res singulares, non universali, per cui la conoscenza suprema, di terzo genere, intuitiva, sarà un conoscere il particolare come modo necessario ed atemporale in cui si manifesta la Sostanza-Uno; tuttavia solo la conoscenza del secondo genere, fondata sulle notiones communes, sul lume naturale etc. la prepara. La filosofia – l’Ethica – è la conoscenza discorsiva delle connessioni causali che libera la mente umana e la conduce all’unificazione della conoscenza intuitiva, sintetica.
L’immaginazione è il senso comune, principio neutro della conoscenza confusa, dell’unità confusa e parziale o unità del particolare. Forza plastica, per lo più inconscia, se illuminata dalla ragione o lume naturale e ad essa congiunta conduce alla libertà. In Spinoza corrisponde alla percezione-espressione confusa delle “monadi nude” di Leibniz, quasi totalmente passiva (materiale-particolare).
Per il principio del parallelismo, se la mente è l’idea di un certo corpo – e l’idea che Dio ha di quel corpo – il corpo sarà l’espressione di una certa mente. Ma in Leibniz l’estensione-materia è risolta nella percezione-rappresentazione, che nella sua filosofia resta il filo rosso tra i vari livelli ontologici (sebbene sia detto più volte che la conoscenza-azione divina, in quanto atto puro, trascende essenzialmente l’espressione e l’azione della monade, attiva-passiva, limitata, creata: ciò è rintracciabile anche nella natura stessa della percezione, espressione del mondo che è a sua volta specchio-espressione della monade – e principialmente della Monade-Dio). In Spinoza cogitatio ed extensio sono gli attributi attraverso i quali l’intelletto limitato pensa la Sostanza-Dio: nella res singularis, nel modus, alla radice di entrambi, anima e corpo, pensiero ed estensione, c’è il conatus che è l’essenza della cosa, la sua potenza, la sua forza individuante. (Ma cos’è il conatus, in quanto azione-passione, in Dio? In Ibn Arabi sarebbe il desiderio, la nostalgia del Nome o Possibile di manifestarsi, di essere conosciuto. Su questo Spinoza tace, il “passaggio” dall’infinito al finito, la manifestazione-creazione, è l’indicibile, l’aporia del Parmenide. Se ne può parlare solo per immagini, per imaginationem, dunque in modo confuso, relativamente errato o inadeguato).
Movimento circolare dal particolare al particolare, dal reale al reale: la sensazione è un’intuizione confusa, l’intuizione una sensazione chiara e unificata nella sua distinzione-molteplicità (intuizione al di sotto e al di sopra della ratio). La ratio dà ragione del particolare riconducendolo alle idee comuni e necessarie, ai veri universali: è una conoscenza chiara, distinta e adeguata (analitica) che connette il particolare a tutti gli altri in una concatenazione virtualmente infinita, che apre la mente alla scienza intuitiva, alla visione dell’essenza del particolare, ovvero del suo conatus, come determinazione di un attributo divino – ovvero una conoscenza a partire dal nous, nel nous. (Presenza del nous al noeton nell’immediatezza, nella semplicità). Ogni determinazione è negazione, di qui il conatus come attivo-passivo, come limite nel suo duplice senso: ma in quanto determinazione della Sostanza, colta cioè sub specie aeternitatis, la res singularis è affermata in Dio, nella sua causa immanente, cui inerisce eternamente e necessariamente. (Fana’ e baqa’ nel sufismo, shunyata nel Mahayana: la non-indipendenza manifesta la Non-indipendenza, l’impermanente e contingente si realizza come espressione immediata di Ciò che non ha limiti, individualità, separatività).
Substantia-Natura-Deus: wujūd-dhat; Attributi: asmā’ wa-l-sifāt; Modi infiniti-essentiae (formales): aʻyān thābita; Modi finiti: mawjudāt. Il concetto di contrazione in Cusano. Tutte le aporie o le incoerenze relative al passaggio dall’infinito al finito, al rapporto tra mondo eterno e mondo temporale, tra necessario e contingente etc., dal Parmenide (e da Parmenide) in poi, rimandano al chorismos come vuoto, salto, riflessione nello specchio: rimandano, perché la ragione ha un’apparenza costruttiva e un’essenza dialettica (come Apollo, che si chiama vita e opera morte), percorre la serie delle cose finite che è indefinita e interconnessa in un modo che non si può risolvere analiticamente, e il cui rapporto con il paradigma ideale-divino è una “partecipazione” di per sé incommensurabile.
Seguendo il ragionamento di Leibniz, immaginazione (nel senso spinoziano) è cogliere la verità come segno, identificarla con il segno, mentre la ragione la coglie attraverso il segno, nel segno. L’immaginazione è pensiero corporeo, in senso negativo è l’identificazione col corpo, l’attaccamento al corpo, in senso positivo o neutro è il sostrato dell’espressione nella sua unità pensante/estesa.
La ratio si allontana dalla res singularis, dall’imago animale, perché per pensare in modo distinto occorre inventare un sistema di segni, un mondo astratto. L’uomo “dà” la terza dimensione alla natura, ma il suo telos è la quarta, l’intuizione animale-angelica come perfezione umana, la sintesi di finito e infinito nello specchio di una mente liberata.
Conoscenza di secondo genere e apatheia. Le passioni come espressione della Wille-cupiditas: l’ignoranza coincide con la chiusura immaginativa nella prospettiva individuale – la concupiscenza è la passione vegetativa, il bisogno-attaccamento al nutrimento, alla perpetuazione – l’ira è la passione animale della difesa, dell’inquietudine-fluctuatio. L’apatheia le trasforma, le unifica nell’intelligendi conatus che è potenza sommamente attiva.
Aisthesis: percezione cosciente, appercezione (animale), sogno (proiettato dal desiderio). Phantasia: percezione, espressione di un centro di forza vitale e rappresentativa, principio o stuff del sogno. (Corpus Hermeticum: ogni vita, ogni ghenesis, è phantasia. La aisthesis però è la vera e propria esperienza (animale) della nascita). Lethe: massa delle percezioni confuse, aspetto o origine ideale della materia.
Modi spinoziani come energheiai, fulgurations (irradiazioni) leibniziane di Dio?
Corpus Hermeticum: aisthesis e pathos hanno lo stesso principio. L’essere inanimato le sperimenta solo in relazione ad accrescimento e diminuzione – come dire che percepisce confusamente – ripercuote soggettivamente – solo i processi vegetativi (ma l’espressione della sua attività è il corpo, vedi Fechner sulle piante).

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