Vorrei davvero sentire per te
qualcosa che non sia l’amore
nudo
nutrito dalle pietre e per le
pietre,
l’accoglienza infinita, senza
gusto
né valore, la svagata pazienza
d’acqua di chi nuota nel
non-essere.
Vorrei davvero che l’antico
stame
della passione tutto si
bruciasse
in profumi, in oblio, in
povertà,
e che le alte notti condivise,
cui assistevano bande di spiriti
sorridendo e ammirando,
gracidassero
nel limo idiota della libertà.
Ma quel che voglio, che vorrei,
non conta
granché, perché quell’io non è
più un io,
e il non-volere che lo abbraccia
e cova
lo tratta come il tuo, il suo, e
un altro,
e così vi ritorna, quando
capita,
e non è neanche detto, quelle
volte,
che lo saluti, o che lo
riconosca.
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