Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



domenica 20 marzo 2011

Une Voix d’En Bas


Quando leggo Bloy – e certe cose nascoste (anche tra le pieghe dell’opera e della vita dei grandi) nel Secondo Ottocento russo – mi sembra di cogliere il grano di sale che dà il giusto sapore all’attacco di Nietzsche contro il cristianesimo. Così sentiva, forse, accostandosi alle lettere di Paolo, un pagano della decadenza dai nervi preziosi e fragili e dall’intelligenza prensile e accogliente: la densa ambiguità dionisiaca del sacrum antico, già ridotta a una goccia di vino svanito o addirittura inacidito, veniva inghiottita dalla nauseante ambiguità apocalittica, da un oceano di vertigine e ubriachezza fin troppo consapevole della propria urtante novità. Aveva preso forma, con inaudita sicurezza, la retorica di un Evento in cui illusionismo e carne si trovavano congiunti fino in fondo, fino alla fine. Il sottosuolo gorgogliante di Bloy non è l’ardente angoscia di Saul di Tarso, ma un filo di sangue e di lacrime ha iniziato a colare nella Palestina romana, e la sua traccia indecente e sbavata si prolunga nei deliri del secolo più epilettico e stregato (ma non il più apocalittico, come sappiamo o dovremmo sapere noi) dell’eone cristiano declinante.

Nessun commento:

Posta un commento