La notte non è più vasta della
mia mente,
ma più compita, aperta e
abbandonata.
La pena non è più reale della gioia
–
l’una e l’altra increspano
quest’acqua
con un brivido che la clessidra
non sa catturare, ma appena
riflettere.
La monachella addetta al mio
servizio
mi chiede se, dopo il tè, io
desideri altro.
Desiderare? No, ma se proprio
dovessi
chiedere ancora qualcosa,
sarebbe la Via
per penetrare con lucente
attenzione
ogni gioiello, ogni dito di
polvere,
ogni nome adorato e detestato.
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