Testa tignosa, sorriso beffardo,
un sacco grigio unto,
sbrindellato.
Le impronte delle passioni sono
in vista,
rughe di tempo sulla pietra
innocente:
la chiara assenza in cui tutto
si staglia
attende tra veli ridicoli un
mondo
dedito a briciole accecanti, ad
aguzzi frantumi.
La neve copre la polvere rossa,
che a primavera
sarà squillante, trepida,
feconda:
dormono le figure, le loro linfe
armoniose,
veglia e starnutisce il naso del
solitario.
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