Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



giovedì 3 novembre 2011

Del rivedersi


a Gian Luca

Not fare well,
But fare forward, voyagers.
– T. S. ELIOT

Buona sera, amici. Come state?
Parlate, ch’io vi veda, trafiggete
il tempo con la vostra presenza, incurvate
lo spazio. Nell’attesa
io sono morto quattro volte, più o meno,
quindi possiamo mettere la mia faccia da parte
e rimischiare pazienti le carte.
Ad ogni angolo della vita
mi sorprende il mio angelo, mi dice
cose strane e credibili, ma solo
lasciando tutto vuoto e in sospeso.
Dov’eravate, amici miei, finiti?
Nessuno mai finisce il suo sentiero
senza trarre con sé e cielo e terra,
figuriamoci i volti conosciuti
e l’inatteso volto, che è più nostro.
E in ognuno di voi mi si fa prossima
la verità che confuta e consola –
come subito siete apparsi voi stessi
e non voi stessi, in limpido teatro,
in oscura ostensione, da bambini –
silenziosi e perfetti, ma confusi
nel rumore degli anni da riprendere,
feriti dal caso, cotti dal destino,
porgendo doni e chiedendo conferme
o smentite. Non vedete, infatti,
come siamo delusi a casa nostra,
con la maschera appena in rilievo
sul volto più nudo di ogni corpo?
Ogni festa è una fine. Buona sera,
dunque, amici. Ciò che importa,
ciò che pesa non è come state,
ma dove andiamo, dove mi portate.

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