Bella battuta, molto ebraica tra l’altro, di Woody Allen: “Il leone giacerà con l’agnello: ma l’agnello dormirà ben poco”. L’agnello dovrà tenere un occhio aperto, anche nel Regno, perché la maestà del leone, la generosità, l’ingenuitas del cuor-di-leone ha bisogno della veglia del debole, della sua timorosa e provata vigilanza, che il regale felino, lasciato a se stesso, tenderebbe a scambiare per viltà. L’uomo antico era lion-hearted, tutto cuore, petto forte, aveva la passione dell’unità, la religione dell’onore, della lealtà, dell’integrità. L’agnello sgozzato non l’ha educato da vicino, da cuore a cuore, perché non è giaciuto con lui, ma è stato innalzato sugli altari. Certamente il leone non è rimasto indenne, la vecchia tempra eroica pagana ha conosciuto qualcosa che non sospettava, un timore che non era paura, una debolezza che poteva sfolgorare nelle sue ferite come una maestà meno ingenua, o non solo ingenua, come una regalità che non avrebbe mai più toccato la corona con le stesse mani libere e sicure.
lunedì 8 marzo 2010
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