Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



giovedì 31 ottobre 2013

Leggendo Mulla Sadra





Mulla Sadra Shirazi dice che i maestri orientali e occidentali, quando parlavano di trasmigrazione delle anime (tanasukh), non intendevano la loro letterale dislocazione da un corpo fisico all’altro, ma la loro acquisizione di un corpo immaginale, sottile, corrispondente alle azioni e alle intenzioni della vita terrestre, di cui diventano consapevoli all’ingresso nella dimensione angelica del Malakut, l’“esoterico” della dimensione visibile-tangibile, il Mulk.
Così ci è forse offerta una chiave per comprendere l’eros immaginale degli antichi e soprattutto dei medievali, che sanzionavano fermamente l’adulterio, fisico e legalmente imputabile i pagani, anche fantasticato o interiormente nutrito i cristiani. L’“amore libero” moderno è letteralistico: ad ogni innamoramento segue un ‘cambio’ di corpo, la trasmigrazione (riduttivamente intesa) da una scena di vita all’altra, anzi, da una vita all’altra. Ma il trovatore medievale o l’erastes platonico sapevano che l’esistenza visibile è una sola ed è intessuta di riti, mentre il desiderio e la fede del cuore costruiscono il corpo dell’altro mondo, del mondo immaginale: l’amore ‘altro’ non conduceva necessariamente al dilemma dell’appagamento adulterino o della sterile repressione, perché la sua destinazione non era nei sette climi del mondo misurabile dai sensi grossolani, ma nell’Ottavo Clima, oltre la montagna infuocata del Purgatorio e, in finem, oltre la spera che più larga gira.

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