Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



sabato 17 aprile 2010

Il seme del male e il legno della croce


Le vite di certi grandi assassini, come Peter Kürten, il “mostro di Düsseldorf”, o Jeffrey Dahmer, il “mostro di Milwaukee”, sembrano implicare una sorta di destino criminale, di vocazione al crimine ben formata e quasi nitidamente disegnata sin dall’infanzia, come quella di Mozart per la musica, di Rimbaud per la poesia o di Epicuro per la saggezza. Forse, in epoche più avvinte alla norma – i cui corollari sono spesso orribili –, avrebbero potuto trovare uno spazio, una giustificazione collettiva (schifose Eumenidi) facendo coscienziosamente a pezzi Ravaillac e Damiens, mutilando e arrotando gli “untori” della Colonna Infame o scuoiando vivo Bragadin; oppure, ai margini di guerre ancora abbastanza regolate, avrebbero potuto razziare, violentare e seviziare intatti da sanzioni, salvo quella – sottile, ma potentissima – della memoria dei luoghi sfregiati dal loro passaggio. La tentazione del dualismo manicheo è qui più forte che mai: se a quanto pare in loro il male è così precoce e per così dire originario, viene da inferirne che forse il male stesso, il male in sé, è una sostanza e non un orientamento della volontà e dell’intelligenza. Ma il doloroso razionalismo dualista cede, se contemplo le Tre Croci del Golgotha, ad uno sguardo più complesso, ignorante e risoluto ad un tempo: anche Kürten e Dahmer sono lì, sebbene nessuno possa sapere con certezza su quale legno siano stati crocifissi, e se soltanto su uno dei tre. Così il loro seme tenebroso si scioglie sotto i miei occhi, diventa un mistero di sofferenza e colpa in cui è empio – anche se forse necessario – tracciare confini; non un mostro che alzi il capo, con decisione funesta, in un lago tranquillo, ma un’onda scura in un oceano fremente, o meglio: un tormento dell’oceano, qualcosa di cui l’oceano si fa carico, che gli appartiene da sempre e per sempre, oltre la sanità e la malattia, oltre l’elezione e la dannazione.

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