Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



mercoledì 7 aprile 2010

Tommaso d’Aquino: filosofia del concreto come pluralità di dimensioni


La ragione come accostamento: discorre, si muove intorno al reale, compone le prospettive; attraversa e ordina gli universali, ma all’inizio e alla fine della sua discursio è guidata-magnetizzata dalla fede, pensiero accompagnato dall’assenso, partecipazione alla certezza.
La fede sta all’intelligenza come la carità alla volontà. Il movimento è dal particolare al reale personale (dal reale al realissimo) attraverso l’universalità astratta delle essenze. Fede e carità guidano l’accostamento al concreto, all’esse come actus essendi. Armonia di continuità e disconuità, analogia entis (-participatio) fondata sulla creatio ex nihilo, che distingue ab origine tra essentia ed ens-esse.
I ragionamenti apodittici o dimostrativi, necessari e deduttivi, connettono gli universali (la 3a dimensione del pensiero come proprium dell’uomo): fede (e carità) sono invece accostamento alla 4a dimensione, alla totalità personale inattingibile dall’uomo quia talis. Qui il ragionamento si fa dialettico, ma non irrazionale o pratico tout-court: si distinguono preambula fidei e dogmi per unificare gli sforzi conoscitivi. Lo status della teologia (rapporto con la filosofia come regina ad ancella o sacerdotium a regnum) è quello dei “piccoli misteri” eleusini (i “grandi misteri” sono l’esperienza mistica), il suo spessore dialettico dialettizza anche la metafisica/filosofia.
La Rivelazione è l’ultranoetico non come impersonale ma come sommamente personale-concreto: è questa-cosa-qui, vivente, individuale, legata all’evento, ed è l’Unitotalità manifestantesi, atto di manifestazione. L’autolimitazione del Divino è accesso alla pienezza del Dio personale, in cui essenza ed essere, natura e volto, assoluto e relazione sono uno (non-due, non-separati).
Nella teologia c’è il cuore – nous – della filosofia di Tommaso.
Trinitologia: la Triade delle Persone è relatio subsistens e multitudo transcendens: la relazione sussiste simpliciter in Dio, la molteplicità è un trascendentale al pari dell’unità. La rivelazione cristiana rende noto il Dio Ignoto (Florenskij): dà all’Assoluto lo spessore personale dell’amore.
Cristologia: natura divina e natura umana (le morphai-formae dell’epistola ai Filippesi) si uniscono nella persona divina del Verbo; l’assunzione è il movimento con cui il Verbo sumit ad se, attrae a sé (indivise et inconfuse) l’umanità.
Alla luce di Florenskij: egli, il Verbo, pur sussistendo – hyparchon – nella morphè – forma, natura – di Dio, non ritenne – heghesato – (atto di conoscenza-volontà) un harpagmos l’essere uguale a Dio (harpagmos: 1) bottino, possesso; 2) raptus, estasi divinizzante. Il Verbo-Figlio di Dio non ritenne la propria uguaglianza con Dio, la propria divinità personale, ipostatica, l’esito di un’azione o di una passione divinizzatrice, di un’ascensione), ma (ne) svuoto sé stesso assumendo la morphè di servo (di creatura umana) (l’uguaglianza, la personalità ipostatica “sorge” dall’/nell’atto intradivino dello svuotamento, della privazione, dell’annullamento, che storicamente si prolunga nell’incarnazione come unione ipostatica del divino e dell’umano nel Verbo – come personizzazione dell’umano nella persona divina, assunzione, nuzialità messianica e sacerdotale).

Il Cristo è una totalità, un intero: le facoltà umane gli girano intorno, lo accostano raccogliendo e confrontando le prospettive contraddittorie, le sezioni limitate la cui tensione reciproca culmina nello spettacolo (icona ed evento efficace) della crocifissione.

Stretto legame tra la croce e la consistenza ontologica delle causae secundae, della creatura umana; senza questo spessore, questo conferimento di realtà, la croce non è croce – il dolore si estingue e si assorbe in un sonno mistico, anche lo strazio erotico della nostalgia, anche il tragico inerente alla dialettica semitica Creatore-creatura, tolta la uni-dualità del dogma calcedoniese, non è lo strazio specifico, il tragico specifico della croce.

La persona – per analogia con la maschera – è il volto ricevuto, assunto: supera l’immediatezza del volto naturale, dato, immediato. Il neutro della natura una si realizza nella trinità delle persone-relazioni (quindi negazioni, distinzioni) sostanziali: ma in modo che non vi sia priorità logico-ontologica fra una natura astratta e la concretezza delle persone o l’essenzialità principiale della natura e la manifestazione secondaria delle persone.

L’assenso come passaggio dalla terza alla quarta dimensione, dall’astratto al concreto, dall’universale all’individuale-personale: dal pensiero ‘puro’, oggettivante, al pensiero che si riconosce proveniente, come soggettività, dalla Soggettività divina (l’occhio non può vedere se stesso, la luce non è visibile in quanto tale).

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