Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



giovedì 1 aprile 2010

Uno della folla di Gerusalemme


Quando si spegne il sole
vediamo nel dolore della luna
quando la luna si spegne
vediamo nella fiamma
di ciò che è

Siamo onesti: la sapienza non sa,
la forza al massimo si sforza, la dignità
non è degna. Resta appena
un legno, una carne rigettata,
un’eclissi.
Ma questo corpo e questo fiato
non hanno fatto e non hanno patito
ciò che appunto ci si immaginava.
Che devo dire, se non che in questi casi,
quando si muore, o così si pretende,
lo spettacolo è un altro, altra è l’aria,
si sta comodi sul ceppo di Adamo,
ci si ribella e rassegna con agio
o comunque, ammettiamolo, è forte
l’ignoranza, una madre robusta,
protettiva. E qui? Una carne
che s’è presa la briga un’altra volta
di fare il viaggio antico della carne,
ma più in basso dei solchi sicuri,
e un po’ più in alto della terra salda.

Quando si spegne il sole
vediamo nel dolore della luna
quando la luna si spegne
vediamo nella fiamma
di ciò che è

Siamo onesti: la sentenza è una,
maledetto il tuo seme, maledetto il suolo,
maledetta la casa, maledetto chi pende,
ti condanna l’articolo, t’inchioda il comma,
t’incastra il momento storico, ti chiude nel sacco
qualche minuscolo compare di Dio
aquilifero o meno, e un po’ peggio
se Dio promette una cosa e il compare
anche, mentre ti immola al punto giusto
e già calcola di metterti nel pantheon
nel calendario nel nome d’una piazza
nel canone del Libro, tra i profeti.
Siamo onesti: si sta ancora comodi
sullo scranno rugoso di Adamo,
non è come la carne che vediamo,
– a me, ad esempio, dava il mal di mare
per come navigava, un dondolìo
su e giù, senza meta sembrava
perché l’ancora è salda, eppure penso
che dire morte è facile, e pensare
e dire vita è ancora troppo facile,
sebbene non ci sembri, ma questo qui
forse andava davvero, forse c’è
la fiamma del fiato tutt’intorno
nel coperchio di tenebre sfondato,
nel velo tremante e lacerato,
forse qui intorno la luce del corpo
sta lavorando il buio, sta scavando
sotto il ceppo di Adamo, e noi ancora
a spiare fra i segni, ad archiviare
i casi – polmone occluso, cervello
piatto, cuore spaccato – forse
non c’è più niente da vedere adesso,
niente da dire o scrivere a suggello,
perché tutto – vi prego, siamo onesti –
è consumato,
tutto fino alla polvere e ai rifiuti
è soltanto donato.

Quando si spegne il sole
vediamo nel dolore della luna
quando la luna si spegne
vediamo nella fiamma
di ciò che è

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