Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



giovedì 13 maggio 2010

All’anima


Anima mia, non mia, mi vedi
stamattina, stanotte, mi senti
con le tue orecchie di labirinto, con la tua pelle di vento,
mi sfiori, oggi, coi tuoi nervi
di luce lunare, ci sei, anima?
Sorella silenziosa e turbata, sorella
di canto e prossimità
aguzza, ciarliera, indocile,
sorella di fragilità semiceleste,
dimmi qualcosa col tuo volto appena
rilevato dall’angolo del mondo
che mi è chiuso davanti e aperto dentro.
Sei tu l’icona forte e fuggitiva
dell’angoscia che sono: quello strano,
familiare smarrirmi sul sentiero
di tutti i giorni, quel polveroso
e sorprendente sconoscermi
in tutti i volti fiorenti sul tuo.
Anima non mia, mai mia, consolami
apparendo, sparendo: persevera,
ti prego, nel non educarmi. Io
sono io, cioè non sono: tu sei
negazione fiorente, regalo
di sorpresa e di angoscia in tutti i volti.
Amami come sai, mia fuggitiva,
non mia fortezza: sfiorami
oltre la pelle tiepida e dolcissima
dell’orizzonte, in un cielo di pietra.
Toccami nella semitenebra
semiceleste del tuo transito, alitami
me stesso, senza prendermi.
Rispondimi domani, non spiegarmi
nulla: lo sai, anima,
meglio di me, che il mondo spiegato
è un mondo senza pelle d’orizzonte,
un mondo squartato sopra il tavolo
in cui solo chi morto si vuol vivo
vorrebbe vivere. Lasciami
senza mollarmi, come le peggiori
amanti, come gli amici più deboli
e immortali. Stamattina
e stanotte siimi lampada
di verità immortali e deboli,
siimi ancora ostinatamente
anima mia non mia.

Nessun commento:

Posta un commento