Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



sabato 8 maggio 2010

Diario sardo 1-7 maggio 2010


Le mani dei neonati disegnano spontaneamente gesti romanici.


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Solitudine spirituale: "io e Dio". L'io-daimon incontra prove, occasioni, immagini. Di solito la fantasmagoria iniziatica acquista lo spessore della corporeità spirituale quando iniziamo ad accorgerci che ogni altro uomo è nella nostra stessa situazione. Ma il riconoscimento avviene nell'ignoranza e nel timore: appena l'altro mi si rivela prossimo è più che mai distante, e tuttavia senza la sua inesauribile presenza-assenza io non sarei io - io non sarei. In questo mistero cogliamo la gloria di Dio, lo spirito che trafigge, intride e incorona la carne.


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Come noi trattiamo i nostri infanti, così gli angeli trattano noi. Anche al culmine della lucidità noi siamo neonati avvinti al fantasma del presente: c'è in questo il segreto della nostra incomparabile iniziazione.


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Ogni tanto rileggo il Canto notturno di Leopardi: immancabilmente ne assaporo l'esattezza, ma l'orecchio interiore coglie sempre di più le ricche risonanze orfiche inavvertite nelle letture giovanili, poco educate alle sinuose ironie dei Canti - e del canto come tentativo di riaccostarsi, articolandolo nella caduta, al suono lucente dell'origine.

L'uomo arcaico lascia volare le scintille delle domande terribili e supreme sul fuoco di bivacco di un'accettazione dolce e radicale. Leopardi lo sapeva, ma ha identificato il potere disincarnante, apocalittico, della ragione moderna, "cristiana", con la ragione tout-court: in lui il filosofo tendeva a partorire universali dal volto di Medusa che torturavano, senza paralizzarlo, il cuore orfico del poeta. I Titani l'avevano strappato al corpo del puer Zagreus ormai da secoli - da sempre - smembrato.


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Il samaritano aveva tutto da perdere, quindi non aveva nulla da perdere. Dopo tanti umanesimi variamente e infallibilmente tiepidi, il "va' e anche tu fa' lo stesso" come andrebbe letto? Chi è il mio giudeo disteso mezzo morto sul ciglio della strada per Gerico? Forse oggi siamo più fedeli allo scandalo glorificante del Nazareno chinandoci a vedere il non umano ridotto in fin di vita dai predoni della techne, dai Titani troppo umani che lacerano il puer dionisiaco divinamente dimentico di sé nel ciuffo d'erba, nella lucertola, nel minerale forzato a portare come un marchio il sigillo del Cesare raziocinante del creato?


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Eppure, anche oggi, il samaritano e il giudeo possono essere, sono, devono essere - uomo e uomo... Chi è quell'uomo là, trattato come un pollo d'allevamento, come un mucchietto d'uranio, come l'aria e l'acqua? Mio Dio, sei tu, sono io... E per sfiorarti ho dovuto circumnavigare l'intero globo dei viventi, di cui sei il sanguinoso compendio. Se non t'avessi preso per uno scarafaggio, se non avessi visto prima in te lo scarafaggio e la margherita, t'avrei incontrato non nella tua nuda carne ferita, orientata al Regno come il buco dell'abside - ma guantato di universali, rivestito dal preservativo dell'etica astratta, dallo spirito vischioso del secolo... Eccolo qui, il viaggio: non una scommessa, ma l'antico pellegrinaggio nei cieli e negli steli delle margherite.

2 commenti:

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  2. Volentieri pubblico un commento di Andrea Natalini:

    la ragione incendiaria leopardiana sembra una sorta di veglia perenne, insonnia ossessiva, luccicante gelida e stremante.
    Leopardi pur di scansarla invoca Natura nel suo aspetto terrificante, caotico, Natura nella sua epifania completamente muta (chiedere ad Antonus Block).
    Sempre preferibile la penombra...

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