Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



domenica 30 maggio 2010

Illusioni sull’Illusione: India e Occidente


Kafka si sentiva agghiacciare quando sfiorava la spiritualità indiana, quasi sicuramente per la sua mancanza di calore tragico. In effetti quando ci accostiamo ai Veda per lo più li troviamo intollerabilmente dionisiaci, quando leggiamo Shankaracharya lo troviamo intollerabilmente dissolvente, svuotante, e così via. Ma il punto è che non possiamo installarci nella verità dell’India, nella sua conoscenza saporosa, inseparabile da una peculiare visione dell’immaginazione e del mondo immaginale, del fondamento poetico dell’universo. Così l’India profonda ci è irraggiungibile, come l’Occidente profondo, la sua tragica frontiera sempre spostata, è irraggiungibile al dolce e divorante sincretismo dell’India, radicatissimo e fluidissimo insieme.


L’Epilogo de’ dogmi politici del cardinal Mazzarino è un capolavoro inquietante dell’illusionismo post-rinascimentale: sembra di vedere gli sfregi e le rughe della Caduta tramutarsi nelle striature di sangue della Passione, ma per il sortilegio di una nuda e sommamente affinata potenza, invece che per amore.
In Calderón, la buona volontà che si incarna in atti di giustizia dovrebbe installarsi in una prospettiva terza rispetto alla dualità sogno-realtà, così relativizzandola e superandola. Ma l’intuizione “tutto è sogno” in Occidente ha quasi sempre una portata corrosiva, dissolvente, perché ci è impossibile recuperare, causa la frattura introdotta dal logos, la sua remota scaturigine sciamanica.

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