Filosofia dionisiaca della danza: tutto è incarnato nel corpo e nel gesto, il pensiero è l’aura, l’aurora intellettuale dell’immagine in atto, operante come rito nello spazio della festa. La vita nel tempo, il serpente dell’albero della conoscenza, ci ha morsi, ha indotto il nostro corpo spirituale ad agitarsi: il suo chiaro ritmo edenico, il suo tonos animale e angelico, è in tutti i sensi scordato, perturbato. La saggezza del destino ci suggerisce di mimare il passo della morte e dell’inquietudine ad un ritmo diverso, mediatore, ipocrita e sapido: il tarantolato non può riavere la salute piatta e inconsapevole che ha (forse) preceduto il morso, deve ballare il ballo del suo daimon accompagnandone la furia morbosa nella luce carnale di un logos comune e personale – il suo passo, il suo stile, sulla pista e sulla piazza della comunità, dell’universo.
mercoledì 12 maggio 2010
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