Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



venerdì 14 maggio 2010

Solo che


Dell’imperfetto film Il sapore della ciliegia, di Abbas Kiarostami, serbo nel cuore con gratitudine un paio di minuti, una piccola scena balsamica, affabile, olio nella barba. Un borghese di Teheran percorre in automobile la periferia della città: sembra un omosessuale in cerca di ragazzi di vita, perché abborda solo giovani maschi poveri a caccia di lavori e lavoretti. Quando finalmente riesce a dare spiegazioni, però, scopriamo che intende suicidarsi (affiora un cruccio segreto nei confronti del figlio) e pagare qualcuno perché lo assista. Dopo i rifiuti diversamente motivati di alcuni ragazzi (spiccano un militare triste e atterrito e uno studente di teologia sentenzioso), la proposta è accettata da un vecchio contadino bellissimo, che ha bisogno di soldi per il figlio malato, ma fino alla fine si sforza di dissuadere l’uomo di città. A un certo punto del suo ingenuo monologo da Platon Karataev iraniano, mentre l’automobile striscia lentissima nell’altopiano semidesertico, il vecchio se ne esce così:
- Lei è turco, signore?
- No.
- Allora posso raccontarle una barzelletta sui turchi, giusto? Bene... Un turco va dal medico e gli fa: Dottore, dottore, mi tocco qua sul petto e sento male, mi tocco qua sulla pancia e sento male, mi tocco qua sulla coscia e sento male, che cos’avrò mai, dottore? E il medico gli dice: Lei non ha proprio niente che non va, solo che il suo dito è rotto! E così è lei, se mi permette, signore. Lei non ha proprio niente che non va, lei è proprio tutto sano: solo che la sua mente è rotta. Per questo sente male dappertutto.
Raramente ho ascoltato parole così apparentemente assurde e così semplicemente vere. Da allora mi ripeto spesso, fingendo di essere sia il silenzioso borghese suicida che il buon contadino loquace: “Lei non ha niente che non va, signore: solo che la sua mente è rotta”. Ma si può entrare nel Regno con la mente rotta, senza prima gettarla via come l’occhio e la mano che scandalizzano?

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