Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



martedì 18 maggio 2010

Trittico baroniese: Pochi minuti a Galtellì


Quest’anno l’annuncio dal suo esilio lunghissimo
s’è accostato a Maria nel giorno della Croce.
Il sole misura la memoria come il centro
si getta sui punti del circolo, mentre
soffre la luna ondeggiando variamente,
in un principio di danza.

Muoversi dalla cima va bene, mi sembra,
per scorrere un paese che fu edificato
dal fluire continuo, avanti e indietro,
dei gosos sul suo Cristo, come il mondo
per i sapienti dalle ordinate maree
del canto divino. Ma una volta sfiorato
il suo cuore esultante su dal denso
riflusso dei viottoli, l’ascesa
difficile e bianca di Garteddi,
la sua tensione, la misura il sole,
oltre il grido del monte, più libero ancora,
il sole chiavellato che spicciava
dallo spessore della sua attesa
un sudore di sangue come il fardello del silenzio
da cui si getta alla mèta la corsa del canto.
Dunque, Galtelli è tirata su dal canto
e dal sangue, anche stavolta – dunque
è un miracolo.


NOTE:

Nel paese di Galtellì (in sardo Garteddi) c’è un Crocifisso ligneo (su Santu Cristos) che fra il 1612 e il 1667 ha sudato sangue. La devozione popolare, ancor oggi vivissima, gli ha dedicato stupendi gosos (laude) nella lingua della Baronia, che ha la robusta ed affettiva precisione delle lingue volgari medievali.

Nel 2005, anno in cui fu scritta la poesia, il Venerdì Santo è caduto il 25 di Marzo.

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