Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



martedì 3 maggio 2011

Con Bloy, nella cloaca/5


A volte sento che è come se Gesù avesse detto: Tutto il vostro esoterismo della Shekhinah, della misericordia creatrice e redentrice, del bisogno che Dio ha dell’uomo, trattiene il Regno se qualcuno non impersona, con autorità, la solitudine di Dio sulla soglia dell’apocalisse e la solitudine dell’uomo nell’abisso dell’Unicità. Ma è necessario che il Messia dell’attesa muoia ignobilmente, perché è venuto ad affrettare il tempo e non a fermarlo. Non è venuto a portare shalom, ma la spada.

Sui primi tempi del cristianesimo: chi di spada perisce, di spada ferisce.

Forse tra i segni del vangelo il più doloroso, il più apocalittico (e davvero in un certo senso mostruoso, Iudaeis scandalum anche più della croce) è il concepimento di Gesù senza seme d’uomo. Come per indicare che Gesù non è del tutto uomo, non nel senso gnostico, bensì nel senso messianico che non è tutto l’Uomo, è solo la Testa: ha assunto il Golgota, è stato innalzato sul monte del Cranio, ma ha distrutto la Città che l’ha espulso.

Il mistero della divinità di Gesù, del suo essere Unigenito e Figlio naturale, è ancora parte della profezia e dell’attesa, è fondazione del corpus permixtum, del campo in cui crescono confusamente grano e loglio; il Regno è Dio-tutto-in-tutte-le-cose, è l’Uomo in cui Dio è definitivamente incarnato e glorificato. Ma anche la mistica della theosis e della non-dualità, anche – anzi soprattutto, se è sapienza che gonfia e non umilia – l’esoterismo del “tutto è Dio in Dio e nulla in sé” è profezia e attesa, perché il Regno (il Regno che è al di là della sua stessa attesa profetica, al di là dell’ansia apocalittica, il Regno in cui si consuma ogni sophia e ogni nubuwwa) è la norma, è la realtà: non è sacro, non è straordinario, non è mistero, non è interorità, non è esteriorità.

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