Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



mercoledì 4 maggio 2011

Con Bloy, nella cloaca/6


L’Apocatastasi è la realtà suprema, ordinaria, al di là di ordinario e straordinario: per questo l’apocatastasi pensata in modo umano è la suprema irrealtà, il supremo male, la confusione anticristica. L’Anticristo diffonde proprio questo idolo, questa corruzione dell’apocatastasi umanodivina, ma il suo tempo conosce anche l’intensificarsi e unificarsi segreto delle scintille dello Spirito, che vive e sente l’imminenza della Trasformazione realissima. La parabola del campo di grano in cui viene seminato il loglio va applicata ai giorni della grande mixis, alla Nuova Era (New Age) di terribile libertà, all’eone post Christum e post christianismum, ai giorni dell’Anticristo e del Paraclito, dell’Imperatore che è una maschera sull’abisso e del Misero che è il Re in incognito dell’universo.

Il cristianesimo, la fedeltà al Verbo, morirà, già muore, come il suo Verbo, effondendo lo Spirito. Questo dono dell’agonia, quest’ultimo respiro creerà – sta già creando – un mondo che è dentro e fuori l’ambito misurato dall’abbraccio, dalla croce del Verbo: un mondo in cui l’interdipendenza della tecnica e del management è il riflesso degradato e vertiginoso della spoliazione perfetta, della chiesa dispersa degli spirituali, del loro gemito inenarrabile e della loro consapevolezza tutta attaccata al rovescio del cose, tutta appesa ad una coscienza mercuriale, profetica, liminare.

Iblis rifiuta di prosternarsi davanti all’Uomo: rifiutando l’incarnazione, è il partigiano dell’Assoluto, il monoteista estremo. Ma anche perché vede al di là dell’incarnazione: il suo peccato è profetico. Nel midrash è Emet, Verità, il Sigillo di Dio, ad opporsi alla creazione dell’uomo, insieme a Pace (Shalom), contro Chesed (Grazia) e Tzedeq (Giustizia-Carità): Adamo sarà menzognero e turbolento, meglio il suo non-essere del suo essere. Dio getta Emet a terra: per questo sta scritto La verità sorgerà dalla terra. L’uomo nasce dall’abbassamento, dalla caduta a terra della Verità. Eppure Verità è il Verbo, e il Verbo si incarna: c’è come un gioco abissale di manifestazione e nascondimento – Verità è umiliata da Dio nella creazione dell’Uomo, ed assume volontariamente questa umiliazione nell’Uomo, incarnandosi come Uomo. L’Uomo è il sogno di Dio, la maya sapiente e offuscatrice di Dio, la sua beatrix culpa: per questo è sintesi della creazione, per questo è il Cosmo. Ma il risveglio di Dio e dell’Uomo nel Regno, il risveglio dell’Unità, che effetto avrà sul Satana, sul Calunniatore, sull’Oppositore? Ovvero: chi è l’Oppositore? L’ignoranza profetica ci suggerisce sempre la stessa cosa, anche su di lui: solo allora si saprà il suo vero nome – in Dio unificato, nell’Unitotalità. Una cosa possiamo congetturare: come tutto ciò che è reale, sarà (è) molto più luminoso di come pensiamo l’apocatastasi e molto più terribile, distruttivo e annichilente di come pensiamo il castigo finale.

La fede pagana è l’immaginazione creatrice, il potere oscuro che plasma il mondo, illusione prospettica e facoltà simbolico-sintetica. La fede abramica, in particolare la fede messianica cristiana, esce da questo seme squarciandolo come un’irradiazione: è il segreto della misericordia, dello scambio o communicatio tra il creatore e la creatura, il fiat che risponde al fiat, l’onnipotenza supplice dell’orante che fonda l’onnipotenza principale, originaria di Dio. Come nel fiat creatore il respiro, lo Spirito, il nafas ha il ritmo della contrazione (lo tzimtzum) e della distensione, dell’effusione benigna, dolce, graziosa, così nel fiat co-creatore dell’uomo il miracolo, lo spostamento della montagna, l’accesso al Regno è una comune (umano-divina) distensione che scaturisce imprevista da una resistenza, da un’ignoranza creaturale che non rinuncia al tutto, che resta – nella sua bassura – all’altezza del tutto; la fede come domanda di shalom, di totalità, pur nel pungente riconoscimento del limite, della frantumazione.

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