Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



sabato 14 maggio 2011

Il defloratore comunale – appunti per un atto unico mai scritto (2002)


Introduzione:

Entra un Banditore. – Consumatori! Ora c’è il DEFLORATORE COMUNALE! Sia chiaro, siete di liberi di non usarlo, ma non vi conviene! Qualità, cultura... e una modica somma, che sarà in parte devoluta per finanziare una riserva dei Dogon in Africa! Via, via le passioni che infettano la casa e fanno crescere male i vostri bambini! Sopravvissuti che siano alla Lobby dei Pedofili, gli vorrete far sperimentare l’atrocità della Prima Volta? Il SESSO merita un’attenzione migliore...

Scena Prima:

Due uomini vestiti di giornali parlano di Islam, Europa e Bush (consultano i loro abiti di carta in modo ossessivo e rituale). Il tono idiota del discorso tende ad impennarsi in follia, acquista risonanze di dibattito filosofico medievale (tra realismo e nominalismo).
Arriva, in un saio grigio topo assai squallido, il figlio di uno dei due (il nominalista filo-occidentale). Bacia il suo cordone, e dice al padre (lo chiama per nome) che la sorella ha ricevuto la visita del Defloratore; a forza di depliants e videocassette s’è lasciata persuadere. Descrive il rito, cui ha assistito sul divano del tinello mentre guardava alla TV la finale del gioco più seguito, il Massacro dei Sacerdoti Dogon. Il padre è entusiasta, e benedice la Mente con una monodia sulla nullificazione della carne. Il suo primo interlocutore (il ‘realista’) gli ricorda le somiglianze col terrorismo suicida islamico, e benedice, cantando, la Pace e la Concordia fra Islam e Occidente. (Escono)
Passa, per un INTERMEZZO un po’ losco, elisabettiano, il Defloratore (breve monologo).

Scena Seconda:

Convegno dei Macellatori Rituali Italiani. – La carne è sacra, altro che storie! Ma solo se sterilizzata, uccisa e abbastanza ben cotta. Viene suggerita una visione beatifica del Mattatoio superefficiente come scuola di vita occidentale. Hitler, ad esempio, era vegetariano. Il vegetarianismo è estraneo all’anima profonda dell’Occidente. Viene introdotto, come ospite chiarissimo, il Defloratore: parla con stupenda modestia. Personalmente è vegetariano perché ritiene la carne del tutto superflua, ma plaude al Macellatore più mistico (quello della Visione beatifica), perché l’uccisione degli animali, condotta in modo scientifico, elimina tutte le tragedie del mondo. Se i pedofili, ad esempio, mangiassero carne sacra, ciccia santificata, con la consapevolezza che c’è chi la prepara per loro (il Mattatoio), troverebbero molto più acre il sapore dei bambini, che sono del resto anche indigesti.

Scena Terza:

Il figlio “monaco” della Prima Scena è in una discoteca (la musica è il ticchettio di un orologio con un trillo di sveglia ogni 60 secondi). Ballando riconosce (è un pitagorico) in un altro giovane la reincarnazione di un vitello che aveva ucciso da bambino, a bastonate: lo vede dai convulsi movimenti della sua danza. L’altro gli spiega che la sua appartenenza ad un’antica stirpe di individualisti, che tutto espiavano con la loro ascesi, lo sottrae certamente al rischio di una metempsicosi. Il “monaco” vorrebbe invece che la danza lo rendesse sempre più parte del tutto: così potrà purificarsi dal vecchio contatto con l’animale, che è troppo violento e soggetto alla violenza.

Coro: il “disegno della Città”, il cui centro mistico è il supermercato. Esce dal coro la sorella del “monaco”, che ora assiste al telefono i vecchi stupratori pentiti. Dopo anni di rieducazione sono quasi tutti innocui, ma, dice, non innocenti: pieni di piccole manie, si danno a perversioni sessuali infantiloidi, che il Servizio Telefonico piega al bene della società persuadendoli a consumare gadgets ispirati alla profanazione. Una signora del coro, di mezz’età, confessa improvvisamente la sua colpa: non ha accettato in casa il Defloratore per sua figlia! Amorevole, la giovane Sorella le si accosta e arriva a farle ammettere la verità: è lei la vergine! E non ha usufruito del pubblico servizio perché sogna l’amore totale, cannibalesco... anche se, qualche volta, il piacere della solitudine è più forte di ogni fantasia. Io, sola, sono IO, il mio cane non è abbastanza potente per far vacillare la mia consistenza. La giovane comprende entrambe le cose, e il coro annuisce, compiendo una danza silenziosa e strisciante, che finisce per accerchiare la donna. Un canto: il Servizio pubblico vuole che ognuno sia libero di rifiutarlo, il rifiuto è ricchezza. La signora piange con una nenia; se avesse conosciuto un uomo – le aveva predetto un medico – avrebbe partorito un mostro, e il mostro sarebbe stato accettato, perché il mostro è ricchezza; se non che il mostro non vuole essere accettato, si sa, i mostri sono di carne, e la carne è troppo, io in fondo ho rispettato il suo volere non facendolo nascere...
Coro sull’ansia e sulla morte, che è un mito per superare l’ansia.

Entra il Defloratore: guida un corteo di uomini-molluschi, cantando una canzone “religiosa” sul superamento di ogni morte possibile.


Nessun commento:

Posta un commento