Immaginiamo che una fata dica al giovanissimo eroe di una
fiaba: “Evidentemente sei stato colpito dall’incantesimo Biribix. Sì, certo,
non sai cos’è: te lo spiegherò a tempo debito. Per dirti il vero sin d’ora,
nessun orco ne ha colpa, e nemmeno tu: però potresti accumularne un po’, se non
facessi nulla per liberartene. Presto i tuoi genitori andranno in uno squallido
antro e ne usciranno con una pergamena sulla quale è scritto che sei vittima
dell’incantesimo Biribix e, in quanto tale, soggetto alla procedura Biribix. Mi
segui, Biribix 13209?”. Se una fata si esprimesse così, sarebbe legittimo
chiedersi: è dalla parte del piccolo san Giorgio, o piuttosto del drago, dell’orco
e della strega? Oppure, più probabilmente, ha una gran paura dell’orco e della
strega, e dunque mette in campo solo strumenti innocui – per l’orco e per la
strega, non per il ragazzo incantato, a quanto pare? Oppure, ancor più
verisimilmente – ma quanto più orribilmente – l’intero paese delle fate è
stregato, e il nostro tenero cavaliere dovrà attendere ancora molti inverni
prima di incontrare, tra due frasche profonde, sotto un sasso appena incastrato
in un sentiero, sul bordo di una fontana chiara e misericordiosa, l’unico
essere spirituale che non sia stato pietrificato, l’unico amico impensato in un
mondo di nemici dal sorriso agghiacciante?
domenica 3 novembre 2013
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