Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



sabato 6 febbraio 2010

Dalla torre di guardia



I barbari non sanno di essere vergini, noi non sappiamo di essere intelligenti. Quando i loro cavalli ci calpesteranno, perderemo tutti, noi e loro, l’occasione di fermare la ruota. La nostra malinconia passerà nel fuoco, le sue ali voleranno a far festa con le immagini, le sue ceneri ricadranno al suolo per fecondarlo: e i barbari canteranno le loro canzoni, faranno quello che devono, dritti come il destino. Poi governeranno nelle nostre aule, guarderanno i nostri templi mentre eseguiranno i loro riti, e alla fine entreranno nel cortile, nel pronao, nel naos, e si getteranno in ginocchio. I nostri scribi e i nostri sacerdoti saranno timidamente orgogliosi di renderli così fini, così aperti a tutto. Nelle polifonie meticce del culto, nella lingua vigorosa e incespicante dei documenti e delle poesie, nessuno sentirà più lo stridore, la fatica della ruota: solo noi, i morti, che per lo più avremo altro da fare.

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