Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



mercoledì 3 febbraio 2010

Versi di un poeta della corte omayyade per un giovane consumato dai piaceri in Cordova


A tre cose era incline
il cuore del Profeta: la preghiera
rituale, i profumi, le donne.
Non c’era nulla, amico, che io sappia,
a cui il tuo cuore non inclinasse:
salivi e discendevi con la grazia
di chi né in terra né in cielo ha la casa,
fragile liuto appeso,
trepido d’esultanza.
La Profezia, che ci ha marchiati, è un fuoco,
delle tenere, viventi acque
di al-Andalus fa vapore.
Ma ecco, questo avevi di diverso
dai Greci così amati, dagli altri nobili
figli del Tempo dell’Ignoranza:
che nel segreto delle carni, sempre,
piccolo e inconsumato, ti restava
uno stupore, io credo, quasi un’ira,
una Ka‛ba di vuoto, una speranza.
Soltanto questo hai da portare al Trono:
e noi, e tutti, dopo tanto viaggio,
se Allāh lo vuole, altro che questo in mano
non potremo, io credo, trattenere.



NOTE:



Precisamente, il hadīth recita: “Tre cose del vostro mondo, tra tutto ciò che esso contiene di triplice, mi furono rese degne d’amore: le donne, i profumi e la preghiera rituale (as-salāt)”.


Al-Andalus è la Spagna islamica.


Il tempo dell’ignoranza (jahliyya) è quello anteriore alla discesa della Rivelazione muhammadica.

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