Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



mercoledì 3 febbraio 2010

Sulla preghiera



- Non sforzarti di pregare la preghiera di pura lode, la pura celebrazione del mistico: ci è stato chiesto di chiedere. La preghiera non può sfuggire all’utero della misericordia, non può evitare di impigliarsi nella sua terra umida e feconda, non può garantirsi dall’inciamparvi.
- Sì, ma se vedo come Dio dà a molti il loro pane quotidiano ritorno alla mia soglia perplessa, alla mia lode abbacinata: il Signore della Misericordia fa splendere il suo sole sui buoni e i cattivi, fa ruggire i suoi terremoti sotto i buoni e i cattivi. Se a ciascuno è dato il suo pane, il suo raggio di sole, devo pensare – anzi, no, devo star fermo, fermo sulla mia soglia, e dire con tutto il mio corpo dolente e perplesso che una pietra può essere un pane, che una fogna tenebrosa può essere una luce. Ma allora, che forma avrà la mia preghiera? Dove depositeranno le parole le loro ceneri, dove, verso dove lasceranno sfavillare le loro braci?
- Accogli la tua perplessità, ma non darle da mangiare il pane che credi di vedere, la pietra di cui presenti l’offesa. Sii semplice e retto senza odio né compassione per i tuoi pensieri: la Misericordia eccede l’uno e l’altra con la sua misura gloriosa. Stiamo sempre molto meglio e molto peggio di quanto crediamo, sai? Il terremotato, l’immune, il terremotato colpito, il terremotato illeso, il terremotato morto, il terremotato sopravvissuto, il terremotato redento, il terremotato incantato dalle sue ferite o anche solo ricoperto dalla polvere del giudizio che ha sfiorato – tutti, ciascuno, siamo allo stesso punto, portati e lasciati cadere, oscillanti e piantati, e nessuno sa il suo pane e la sua pietra prima di incontrarli sulle vie della carne che deve risorgere.
- Ma allora, allora, la mia preghiera? Che forma avrà, la mia preghiera? La forma del mio dolore, della mia attesa sul taglio dell’evento, sul taglio del presente compiuto e mai visibile come tale, mai afferrabile da me che barcollo tra le due rive e non sento l’aria dolce, la madre infinita che mi sostiene?
- Non sforzarti di sapere la tua preghiera, neanche attraverso il non sapere. Sii perplesso, e prega. Sii vivo, sii morto, sii ciò che ti rivela la polvere delle strade, l’aurora e il terremoto – e prega. Prega, preghiamo, ti prego, mio fratello, mio signore, mia luce che mi stai nelle viscere, che sbuchi dalle mie viscere per dirmi il mio nome e la mia povertà per sempre spartita.

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