Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



mercoledì 10 marzo 2010

Absque clave – note caotiche di un profano sull’Ars Regia


Lo zolfo degli alchimisti come agente trasmutatorio.
Le nubi elettroniche, le emissioni termoioniche prodotte dalla lavorazione dei metalli: sono affini alle aquile con cui Ireneo Filalete simboleggia la sublimazione della Seconda Opera?
Le prime esperienze di fusione fredda sembravano riuscire solo dall’equinozio di primavera al solstizio d’estate. In primavera i raggi cosmici, le onde in cui è sospeso l’Oro astrale o spirito del mondo, sono più ricche e disposte a lasciar captare i neutrini per le trasmutazioni vegetali, animali e minerali (secondo il paradigma di Costa de Beauregard).
Il fisso: raggiungimento di un elemento (stato, condizione) stabile. Il volatile: fase intermedia-instabile.
Il sale catalitico o fuoco segreto andrebbe estratto da calci ovvero ossidi. Sale alcalino, secco, attrae lo zolfo in forma di Oro astrale, flusso di particelle. Sali di potassio e di litio sono stati utilizzati in alcuni esperimenti di fusione fredda.
Analogia tra la Prima Opera e la preparazione del regolo marziale di antimonio: sali catalitici, soggetto minerale dell’Opera (“antimonio”), metallo (“ferro”) per effettuare la separazione tra luce e tenebre, tra il mercurio e il caput o tomba dello zolfo. Sul primo si disegna una stella, sul secondo un esagono: Newton vi scorse il segno dell’azione dello spirito universale, del magnetismo gravitazionale – a questo punto il minerale è vivo e vivificante.
Coesione nucleare di zolfo e mercurio: il fuoco segreto salino (pare in forma secca e non in soluzione elettrolitica) media le interazioni trasmutatorie, la fusione. Si può ipotizzare il modello “rigido” di Monti e ritornare in qualche modo alla visione antica degli elementi, delle qualità, degli stati come dinamismo trasmutatorio fondato su un principio vivente, contrario quindi all’entropia e alla riproducibilità fisico-chimica (Fantappiè). L’alchimista è un agricoltore celeste, estrae e coltiva un seme che non può in alcun modo produrre: i suoi fuochi sono innaturali e contro natura (il sale mediatore e il regime del fuoco in senso stretto) in quanto l’artificio di laboratorio asseconda la natura, il fuoco sulfureo-solare naturale, propiziando fenomeni sintropici-negaentropici attraverso la produzione diretta-sperimentale di fenomeni entropici come la “morte” dei composti minerali.
Zolfo: fuoco trasmutatorio, vitale, si manifesta nei colori e negli odori e in altre qualità dei misti. Mercurio: legame nucleare, “peso atomico”, umido radicale e mestruo, “spirito” dei misti e quindi loro dinamismo e dynamis interatomica – si manifesta soprattutto nelle fasi di transizione, come nube elettronica, fluidità-instabilità etc. Unendosi maschio e femmina, fuoco e acqua generano le strutture cristalline, il sale.
Lo zolfo è terra e fuoco, ciò che nel metallo è più visibile e ciò che è più intimo, seminale, fecondo. Il mercurio è acqua e aria, la fusibilità, l’instabilità del metallo, i vapori o nubi. Il sale è terra e aria, cristallo, mediatore tra fisso e volatile, catalizzatore.

- Sintropia – fusione nucleare fredda – basse energie e temperature – concentrazione – Philotes di Empedocle, Venere fredda e umida.
- Entropia – fissione nucleare – alte energie – dispersione – Neikos di Empedocle, Ares?

Questione fondamentale della grande opera: qual è la materia in grado di captare l’oro astrale dai raggi cosmici? I panni stesi negli emblemi del Mutus Liber fanno pensare ai cristalli di un sale secco, alcalino, ma anche al soggetto minerale polverizzato ed assato a debole energia.
Per quanto riguarda i fondenti salini, le analogie ricorrenti sono con il sale di rugiada e quello di tartaro – il riferimento sembra essere all’azoto o a composti nitrosi e a composti di potassio (ancora il potassio).
Il soggetto o Prima Materia è paragonato a un drago, a un rospo: va liberato dalle sue impurità sulfuree, corrosive, tossiche, non è radioattivo (come osserva Paolo Lucarelli), ma è un minerale il cui aspetto vile, nauseante e pericoloso è forse l’esito di una prima operazione dell’artista. (Saturno settimo-ultimo e primo dei pianeti alchemici: il serpente ha la coda in bocca). Si deve riconoscere il soggetto in certe apparenti scorie della lavorazione preliminare di un minerale appena estratto, scorie che un chimico o un metallurgista butterebbero via senza indugi? Forse di una prima calcinazione-ossidazione?
L’esposizione all’aria del Mutus Liber implica anche l’ossidazione?
Forse una parte essenziale della prima opera o Fatiche d’Ercole consiste nel miscelare e purificare reiteratamente calci (ossidi), polveri “attivate” attraverso il lavoro manuale alchemico? (Qualcosa di simile hanno provato a ripetere Bockris e Lin).
Come le ripetute distillazioni dell’acqua conducono a un residuo di acqua pesante, un residuo fisso – così le ripetute “distillazioni” secche dell’Opus Magnum addensano il “mercurio”, estraggono un residuo fisso di mercurio in cui è imponderabilmente e sommamente attivato il principio fisso o zolfo o tintura od oro dei filosofi? Ricordare R. Alleau sul carattere “dinamico” della coppia alchemica (serpenti sul caduceo, colonna di correnti sottili-spirituali intrecciate). I nomi alchemici non indicano mai “sostanze” individue, ma stati di materie sottoposte a trattamenti chimicamente incomprensibili. L’alchimia opera attraverso formazioni e composti instabili, mercuri in cui lentamente si fissa uno zolfo trasmutatorio di potenza somma.
La descrizione del lapis sembra quella di una resina, di una gelatina minerale-metallica ricca di proprietà sottili, vitali, sintropiche, un seme perfezionato, stabile e camaleontico. Come dice Zolla, è affine alla manna, al sangue incorruttibile, agli umori purificati e salutarmente contagiosi di un corpo incorrotto: è una primizia sperimentale della resurrezione del corpo.

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