Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



venerdì 19 marzo 2010

Lettera demonologica sull’amore


Ritorniamo – ritorniamo sempre – all’amore, mio caro. Cos’era irrevocabilmente morto, irreversibilmente perduto in me, per me? Non la capacità di amour fou in senso stretto, credo, né, spero, di mania nel buon senso greco. Sicuramente si celebravano davanti agli occhi della mia anima le fastose esequie di un certo tipo d’amore – l’amore ‘romantico’ nella sua incarnazione più suggestiva, più banale, più truffaldina. (Nota le virgolette: ci sono molti tipi di amore romantico – pensato, sentito, vissuto, spacciato). Cerco di spiegarmi. Esiste l’eterno amore idolatrico che l’uomo concepisce per una donna, o viceversa, la passione lucente e funesta: come ogni cosa divino-daimonica, ce ne guarisce solo un amore più vasto – sempre che si tratti di una guarigione. C’è poi l’amore nuziale, palestra sacra e sapienziale, rito dharmico alla giunzione fra solitudine e comunità, fra privato e pubblico. Ma all’ombra di entrambi si acquatta lo spettro banale, l’amore più apparentemente corrisposto e meno sostanzialmente amabile: quello che nei romanzi di formazione è l’esca della ‘società’ (piuttosto che, schopenhauerianamente, della Natura), o meglio della conformità al secolo, al mondo. Ovviamente, la vita è fatta anche di questo – e amore è un nome che traveste fin troppe passioni, apatie o apatheiai (nel senso dei Padri della Chiesa: libertà interiore da attaccamenti e avversioni). Ecco, il demone che mi aveva fatto l’incantesimo era un demoniuccio spurio: mezzo amour-passion, mezzo amore della pace carnale, della pace falsa, della ‘normalità’. Quest’essere chimerico era un vero e proprio truffatore: mi propinava, sotto le specie di slanci del cuore umani e divini, la merce più scadente che ci sia – l’astratta fiducia nell’uomo, la fede nell’affidabilità di un essere di carne, che spesso si camuffa nell’ansiosa, paranoica autarchia della Coppia (due cuori e una capanna, e fuori il mondo cattivo). Bene, mi resi conto – patendo alla meno peggio – che l’amore è sempre pericoloso, delicato, sfuggente, ma questo amore, questo ‘amore romantico’ che vedo moltiplicato in mille specchi intorno a me, è una trappola per lepri lunari. Sotto le nostre amorose finzioni di assoluto, si cela non di rado la faccia stupida del mondo (non in senso pitagorico-hillmaniano!). Ma anche quell’idolo va spezzato e bevuto, rispettato (guardato di nuovo, testimoniato) e confutato, salutato e congedato. Almeno così l’ho vissuta io: o meglio, almeno così ne vivo il ricordo, raccontandomelo – e raccontandolo a te.

Daniele

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