Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



giovedì 11 marzo 2010

Dionisofanie novecentesche


Geniale Artaud: ne Il teatro e la peste, saggio incredibilmente denso e quasi oracolare, con un apparente paradosso riporta in tutta semplicità il teatro, il tragico, alla sua origine epidemica, dionisiaca, ordalica, sacrificale, comunitaria. Riguardato in questa luce, Samuel Beckett, che pure aveva qualcosa di simile ad un autentico temperamento mistico, risulta essersi gravemente ingannato: come Euripide secondo Nietzsche, ha contaminato la pura ostensione della scena con apologhi, dimostrazioni, tirate di cattiva filosofia; persino le sue migliori intuizioni simboliche soffrono di un certo scontroso esibizionismo da guru cinico – nel senso antico, ovviamente. Forse il Sofocle del Novecento è stato Ionesco, con la sua umanità bagnata di numinoso sperimentato, assunto nella lotta. E l’Eschilo? Chi è stato l’Eschilo del Novecento? Non sarà stato, nei crocicchi luminosi della sua insania, proprio lo stregato, il posseduto Artaud?

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