Salvo ove altrimenti indicato, questo blog contiene testi originali di Adriano Ercolani e Daniele Capuano



mercoledì 31 marzo 2010

Dialogo arcaico



- Adamo, dove sei?

- Non lo so: sono forse io il custode di mio fratello?

- Hai sbagliato versetto: tu non hai un fratello!

- Dunque sono io mio fratello: e nessuno è il mio custode, se non tu!

- Come scusa è molto fiacca. Se io sono il tuo custode, sono anche colui che freme per il tuo smarrimento.

- Se tu fremi per il mio smarrimento, perché non mi segui nel mio smarrimento?

- Se ti seguissi, non potrei custodirti. Tu mi cercherai dappertutto e mi troverai dappertutto; e io soffrirò con te, lontano da te.

- Perché lontano? Quale maledizione ti impedisce di accostarti alla mia colpa, di entrarci? Quale necessità mi impedisce di far cantare la tua parola nei miei gesti e nei miei passi?

- Nessuna maledizione, nessuna necessità.

- Ho dunque peccato per errore, per caso, per gioco?

- Tu lo dici.

- Ma dico il vero oppure no?

- Come puoi dire il vero, adesso? E chi può dire il vero, adesso?

- Come, Signore, Creatore, nemmeno tu?

- Lasciami un po’ solo, Adamo.

- Signore, dove sei?

- Ma non capisci? Nessuno potrà dire il vero, Adamo, nessuno potrà dire il vero...

- Signore, che sfacelo, che orrore!

- No, non capisci... È per questo che tutto è stato, che tutto è. Allontanati, la verità non si potrà dire, la verità si potrà solo fare.

- E come farò, come faremo?

- Allontanati, Adamo, io mi allontano. Ricordati di me e del giardino. Quando guarderai Eva, la sera, dopo la fatica e il pane, inizierai ad accumulare qualcosa, a patire qualcosa, inizierai a non potere; a non poter fare a meno. Ma ora va’, Adamo.

Nessun commento:

Posta un commento